Omicidio a Crotone. Assurdo movente: “c’era un complotto”, entra in casa e lo fredda con tre colpi
Sono passate da poco le quattro e mezza del pomeriggio. Il sole sta calando nei vicoli stretti del centro storico, così fitto di vecchie case che la luce del giorno stenta quasi ad affacciarsi.
Una penombra squarciata da almeno tre boati, i colpi di altrettanti proiettili di pistola che stroncano in un attimo, senza un’apparente ragione, la giovanissima vita di un “ragazzino” di appena 18 anni.
Grandi occhi scuri, un sorriso che - almeno dalle foto - lascia trasparire gioia di vivere, passioni, aspirazioni: ormai per il “piccolo” Giuseppe Parretta rimarranno solo speranze inespresse.
La sua vita distrutta in un attimo dalla mano assassina di un uomo che quasi paradossalmente l’ha ucciso in un luogo, la sua casa in via Ducarne - stretto anfratto della Crotone Vecchia - che è anche sede del centro Libere Donne, dove la mamma Katia insieme ad altre volontarie ha sempre professato ed educato alla non violenza.
Ieri trasformato invece in teatro di un’assurda brutalità.
Un’assurdità amplificata ancor di più dal possibile movente dell’omicidio: dissapori tra vicini, la convinzione del presunto assassino, il 56enne Salvatore Gerace, che è finito ieri in arresto, di essere attenzionato, controllato, di esser insomma al centro di un “complotto” ordito dalla famiglia di Giuseppe.
Una convinzione che avrebbe armato la sua mano al punto da arrivare nell’abitazione, con un revolver calibro 38 con la matricola abrasa, e innescare una lite tra i presenti. Poi sono solo attimi, veloci: Giuseppe che probabilmente si frappone al 56enne, questi che impugnando la pistola gli esplode, quasi “freddandolo” sostengono gli investigatori, i colpi mortali che lo attingono alla spalla, ad un fianco e al petto.
Poi lascia il luogo del delitto e torna a casa ad aspettare di lì a poco l’arrivo della polizia. Gli agenti busseranno più volte prima che Gerace apra la porta. Una volta dentro il 56enne li accompagnerà lui stesso in camera da letto dove su un comò c’è la pistola che indicherà come quella utilizzata per l’omicidio.
L’abitazione di Gerace - con precedenti per droga, rapina e altro - verrà perquisita e gli investigatori vi troveranno anche alcune cartucce.
Portato in questura Gerace, alla presenza del Pubblico Ministero, Alfredo Manca, Sostituto Procuratore della Repubblica di Crotone, ha rilasciato spontaneamente delle dichiarazioni nelle quali ha ammesso la sua responsabilità.
Al termine delle operazioni della Scientifica e della Polizia Giudiziaria, l’uomo è stato così portato in ospedale per accertamenti e poi trasferito nella Casa Circondariale del capoluogo. Le indagini sono condotte dalle Squadra Mobile.
Una storia cruenta, quasi inspiegabile dove a farne le spese è stato però un ragazzo innocente conosciuto ed amato da tutti. Per il resto rimangono solo le parole urlate dalla mamma dopo la tragedia: “aspettami Giuseppe”.