Libera: “21 marzo, una grande occasione per accendere i riflettori sul vibonese”
Libera vuole dare il proprio contributo per “svegliare le coscienze dei vibonesi dal torpore nel quale sono addormentate a partire dalla scelta di celebrare a livello regionale proprio a Vibo Valentia, il 21 marzo, Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Un’opportunità importante, da non sprecare, per accendere i riflettori sullo stato di necessità e di bisogno in cui versa questo pezzo di sud maledetto e dimenticato. In occasione di questa giornata tutti e tutte siamo chiamati ad una grande partecipazione attiva e responsabile per non correre il rischio di morire, ancora una volta, di rassegnazione e indifferenza. Altrimenti, forse è vero, nel vibonese la mafia o meglio la ‘ndrangheta non esiste”.
È quanto scrive Libera di Vibo Valentia che promuove la giornata del ricordo delle vittime di mafia. Perché “Vibo Valentia provincia dalle mille contraddizioni, incastonata in una delle Coste più rinomate d’Italia ma dalle ferite lontane, profonde e sanguinanti. Assoluzioni eccellenti per esponenti di spicco del clan Mancuso. Scarcerazioni magistrali per i boss di Tropea Antonio La Rosa e per quello di Sant’Onofrio, Domenico Bonavota. Omicidi efferati ancora in attesta di una risposta di verità e giustizia per l’imprenditrice Maria Chindamo e per il giovane Francesco Prestia Lamberti. Frutti di una subcultura dell’odio, della violenza indiscriminata e dell’usurpazione del concetto di onore. Non rimangono immuni dall’onta delle ambiguità nemmeno i parroci, la sanità, uomini delle forze dell’ordine e della magistratura e piccoli e grandi comuni che registrano scioglimenti per infiltrazioni mafiose e l’accesso di varie commissioni prefettizie.
“I presupposti del nuovo anno non fanno ben sperare ma anzi si continua su una scia di soprusi e angherie fatti di intimidazioni ad imprenditori e non solo che confermano una presenza logorante e asfissiante di una ‘ndrangheta che forse spara di meno ma che riesce ad infiltrarsi ovunque condizionando il tessuto economico, sociale e politico della provincia. Pestaggi e sparatorie che vedono come protagonisti i giovani e giovanissimi assoldati anche come nuove leve dei clan locali nello spaccio di droga, sinonimo di un allarme forte su una questione giovanile sempre più preoccupante e che deve far riflettere.
“Rispetto all’emergenza di tale situazione la risposta dello Stato appare non del tutto adeguata, come dimostra il caso eclatante del Tribunale di Vibo dove a causa del mancato rimpiazzo tempestivo dei giudici in via di trasferimento, diversi processi rischiano di finire in prescrizione. Tutto scorre in un assordante silenzio senza moti di indignazione o di presa di posizione da parte di una comunità succube e inerme. Questo scenario rappresenta il totale fallimento delle Istituzioni, della Chiesa, delle Associazioni e di tutte le realtà sociali che vivono questo territorio.
“Parte in causa di questa disfatta è sicuramente quella parte di politica e quei partiti che anziché dare segnali forti, scomodi e ribelli che possano sottrarre consenso sociale alle cosche vanno a braccetto con i massoni che hanno legami con i clan. L’esistenza dei rapporti tra massoneria e ‘ndrangheta è confermata dalla relazione della Commissione parlamentare antimafia secondo la quale sono 193 gli affiliati alle logge massoniche di Sicilia e Calabria coinvolti in inchieste di mafia, ma soprattutto a confermarlo, nel nostro territorio, è uno che di queste cose se ne intende e non poco; Pantaleone Mancuso il quale in un’intercettazione di qualche anno fa dichiarava adesso la ‘ndrangheta fa parte della massoneria, diciamo è sotto la massoneria”.