Inquinamento ambientale a Rende, il procuratore Spagnuolo: “L’inchiesta continua”
Su una cosa è certo il procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, il lavoro “non è ancora finito”. Perché la “materia ambientale riguarda la salute dei cittadini - ha aggiunto ancora Spagnuolo - e non ci stancheremo mai di indagare in tal senso".
L’ha detto questa mattina durante la conferenza stampa a seguito della presentazione dei risultati dell’operazione Cloaca Maxima che ha portato al sequestro del depuratore di Rende e all’iscrizione nel registro degli indagati per 6 persone.
“Noi applichiamo la legge e le richieste che sono state fatte sono state comunque accolte dal giudice - ha proseguito il magistrato - che ha comunque impedito a queste persone di continuare delinquere, che è l'obiettivo dell'indagine".
In sostanza, attraverso l'uso illegale dei bypass l'ente gestore del depuratore creava meno fanghi di risulta, che poi andrebbero smaltiti a costi esosi, con cospicui risparmi per la ditta.
“Non si voleva depurare - dice Spagnuolo - i bypass venivano aperti su indicazione del responsabile della struttura e in effetti l'impianto non depurava, ma inquinava e la filiera della prova è stata ricostruita in termini precisi, attraverso riprese video e intercettazioni. Probabilmente - ha concluso Spagnuolo - per la prima volta in Calabria si contesta il 452/bis, cioè il reato di inquinamento ambientale, con misure e sequestri".