Operazione “Camaleonte”: sequestrate 14 società, 3 arresti nel cosentino
La Guardia di Finanza di Paola ha arrestato tre persone, ritenute responsabili di aver costituito e organizzato una associazione a delinquere composta da ben 17 soggetti, e con lo scopo di per commettere reati contro il patrimonio.
L’associazione criminale, sarebbe stata capeggiata da Agostino Iacovo, pluripregiudicato ed effettivo titolare di beni e attività, e che secondo gli inquirenti avrebbe attribuito ad altri e fittiziamente la titolarità di società e aziende così da evitare le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali, ma anche per evadere le imposte, le tasse e contributi e truffare dei soggetti terzi anche attraverso l’autoriciclaggio di somme di denaro.
Iacovo, già destinatario di una precedente misura restrittiva, è finito in carcere, mentre per altri due sono scattati sono i domiciliari: entrambi sono considerati suoi partecipi e organizzatori dell’associazione e, sempre in base alla tesi accusatoria, avrebbero curato i rapporti tra i diversi soggetti - quelli bancari e la contabilità delle aziende - svolgendo anche la funzione di “prestanome”.
Inoltre era stato effettuato un primo sequestro preventivo di 12 società, complessi aziendali, beni e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro.
In questa seconda fase delle investigazioni sarebbe stato accertato un autoriciclaggio - commesso da due degli arrestati - per importi superiori ai 100 mila euro, ritenuti come il profitto dei reati di intestazione fittizia: il tutto sarebbe stato messo in atto con una serie di movimentazioni finanziarie confluite nei conti correnti di altre società, sempre intestate a presunti prestanome e di proprietà di Iacovo.
Nell’operazione di oggi, così, sono stati apposti i sigilli alle quote sociali di due aziende; a complessi aziendali, beni immobili, mobili, autovetture e disponibilità finanziarie riferiti alle persone giuridiche; a beni e disponibilità finanziarie riconducibili agli indagati; il tutto per un valore complessivo stimato in circa un milione di euro.
Gli investigatori ritengono di aver inoltre ricostruita la storia societaria e finanziaria di 14 imprese nei settori dei supermercati, abbigliamento e pubblicità, tutte riconducibili a colui che è ritenuto il “dominus”, di fatto proprietario e gestore che avrebbe utilizzato dei prestanome compiacenti legati da vincoli di parentela, di amicizia e da precedenti rapporti di lavoro.
Le attività commerciali sarebbero state avviate ed avrebbero operato, di fatto, per uno o due anni, durante i quali però avrebbero contratto ingenti debiti nei confronti di fornitori e, soprattutto, dell’Erario, per poi essere abbandonate, poste in liquidazione o dichiarate fallite.
I complessi aziendali, quindi, sarebbero stati ceduti ad altri soggetti economici di nuova costituzione, sempre riconducibili all’effettivo titolare, appunto attraverso i prestanome.
L’ipotesi degli inquirenti è che il notevole flusso di denaro generato - soprattutto in contante - sarebbe servito per finanziare la “catena delle diverse attività”, producendo altra ricchezza “illecita”, e condizionando così il tessuto finanziario, economico e produttivo.
Complessivamente, sono state applicate 17 misure cautelari personali e disposti sequestri preventivi nei confronti degli indagati, e che hanno riguardato nel dettaglio 14 società, complessi aziendali, beni immobili, mobili registrati e disponibilità finanziarie per oltre 3 milioni di euro.