Pagliacci clandestini volano al Fringe Festival di San Diego con “Il fetido stagno”

Reggio Calabria Tempo Libero

“Il fetido stagno”, è l’ultima produzione del Teatro della Girandola di Reggio Calabria - lo spettacolo della compagnia Pagliacci Clandestini, con la regia e drammaturgia di Santo Nicito e in scena gli attori Lorenzo Praticò e Biagio Laponte, tecnica Simone Casile, fotografia Giovanna Catalano e riprese Guillermo Laurin – che è stato selezionato per l’edizione 2018 del San Diego International Fringe Festival che si terrà dal 19 giugno al primo luglio a San Diego in California e in Messico a Tijuana.

Siamo molto felici di essere stati selezionati fra le compagnie che parteciperanno alla 6° edizione del San Diego International Fringe Festival – afferma Santo Nicito – rappresentare il nostro territorio, debuttando in America con una produzione che parte da un piccolo spazio teatrale senza alcun sostegno economico e con un cast totalmente calabrese, dimostra che la nostra terra non ha nulla da invidiare a nessuno. Abbiamo lavorato con professionalità, passione e questo risultato ci ripaga. Siamo pronti a confrontarci con le decine di compagnie provenienti da tutto il pianeta e con i professionisti dello spettacolo e della cultura in California che valuteranno i lavori. Ho sempre pensato, e credo di poter parlare a nome di tutti i miei compagni di viaggio, che portare fuori un lavoro oltre le mura della nostra città significhi mettersi in discussione. Una volta messo in scena lo spettacolo non è più di proprietà di chi lo ha realizzato ma del pubblico che lo guarderà.”

L’opera racconta “un non tempo dove la follia non ha inferno, dove il paradiso è così vicino all’inferno e tutto rimane sospeso tra il bianco e il nero”. Storie, la storia di tutti quegli “esseri” internati nei manicomi. A quasi quaranta anni dalla legge Basaglia, l'indegna realtà della condizione in cui sopravvivevano centinaia di uomini e donne all'interno del manicomio cittadino di Reggio Calabria è ormai un ricordo. I riflettori sul quel posto dove la burocrazia e l'indifferenza hanno tenuti prigionieri nel "fetido stagno" centinaia di persone, si sono spenti. Ma le luci di altri riflettori restano accese in altre latitudini, dove la brutalità dell'uomo è ancora presente.

La storia parte da una ricerca di documenti e interviste fatte a chi, da lavoratore o volontario, ha vissuto quegli anni e da alcuni scritti degli ospiti dell'ospedale psichiatrico di Reggio Calabria. Un attore in scena e un performer di musica elettronica raccontano le loro storie. Nello spazio una vecchia branda e un gioco d'incastri in legno. Una cantilena proveniente dal passato segna in modo chiaro il passato, il presente e il futuro. La scena si trasforma. La branda diventa letto, trincea, croce, sbarre. La musica nasce in modo estemporaneo tracciando, con sonorità cangianti, tutto il percorso drammaturgico e l’attore in scena.

La compagnia è pronta a raccontare questa storia e dare voce agli invisibili di tutto il pianeta, dove i manicomi, gli ospedali psichiatrici ancora esistono, partendo da un verso di una poesia scritta nei primi anni ottanta da Guido: il mio corpo era nelle vostre mani, ma la mia anima mi appartiene. Se mi ucciderete, finalmente sarò libero, non morirò invano”, una delle tante persone che hanno vissuto gli orrori dell’Ospedale Psichiatrico di Reggio Calabria.