Presentato a Soverato il libro di Elena Sodano “Il corpo nella demenza”
La prospettiva di “umanizzazione nella cura delle demenze”, auspicata dalla Elena Sodano autrice del metodo Teci per la cura delle demenze e responsabile del Centro Ragi Onlus di Catanzaro, è stata affrontata sabato scorso durante l’incontro di presentazione del libro “Il Corpo nella Demenza” moderato dalla giornalista Sabrina Amoroso e dibattuto nella Sala Consiliare “B. Manti” del Comune di Soverato
Hanno preso parte all’evento il sindaco di Soverato, Ernesto Francesco Alecci e l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Soverato, Sara Fazzari, che hanno aperto i lavori con i saluti istituzionali. C’erano poi l’assessore alle Politiche Sociali della Regione Calabria, Angela Robbe; il dottor Maurizio Rocca, direttore dell’Unità Operativa del Distretto Socio-sanitario di Catanzaro e il dottor Alberto Castagna, geriatra.
Il libro “Il Corpo nella Demenza” è il frutto di dieci anni di studi e ricerche sul campo e descrive un metodo che viene applicato nei due centri diurni gestiti dalla RaGi Onlus: lo Spazio Alpade (Alzheimer Parkinson e Demenze), attivo dal 2008 e il Centro “Antonio Doria” di Cicala, che ha favorito anche la realizzazione del “primo borgo calabrese amico delle demenze”, progetto realizzato in collaborazione con il Comune di Cicala e la Federazione Nazionale Alzheimer ed afferente l’iniziativa di respiro europeo Dementia Friendly Community lanciata dall’Alzheimer’s Society del Regno Unito.
Tutto questo per sottolineare, mediante azioni concrete, il concetto che la diagnosi di demenza non segna la fine di una vita e che le persone affette da queste patologie hanno ancora diritto ad una vita piena all’insegna della normalità e lontana dagli stigmi. Per questo lo slogan “Io sono demente”, lanciato in occasione dell’inaugurazione del Centro “Doria”.
“La mission della RaGi, - ha spiegato Elena Sodano - iniziata dieci anni fa su un territorio nel quale le famiglie erano lasciate sole a farsi carico dei propri congiunti affetti da demenze, mira a sostenere sia i malati che i propri familiari in un percorso di cambiamento nel quale, dopo la diagnosi, può ancora esserci posto per la gioia e la serenità ritrovata. Le persone con demenze non sono ingestibili, ma solo inascoltate ed incomprese. Attraverso il metodo Teci si pone l’accento sul corpo, unico strumento che queste persone utilizzano per comunicare i propri disagi, non potendolo più fare in modo convenzionale. Si punta al risveglio della memoria corporea, ovvero quel bagaglio di esperienze vissute nell’arco di una vita e attraverso le emozioni, il contatto corporeo, il movimento simbolico ed auto-espressivo, si crea un nuovo linguaggio che aiuta il terapeuta ad instaurare una relazione profonda ed esclusiva con il paziente e stimola quest’ultimo sia a livello corporeo che cognitivo. Tutto questo favorisce il benessere del paziente e la qualità della vita nell’ambito familiare e diminuisce di gran lunga la necessità di utilizzare i farmaci che tendono a sedare i malati di demenze”.
L’alto valore umano del lavoro di Elena Sodano è stato evidenziato dagli interventi degli altri relatori, che hanno messo in luce la complessità del quadro socio-sanitario in ambito regionale. A tal proposito, il dottore Rocca ha parlato di come “la Regione Calabria sia ancora indietro rispetto ai dettami del Piano Nazionale sulle Demenze, provvedimento che evidenzia il carattere di emergenza di tali patologie, riconosciute come un problema a parte, rispetto alle altre criticità”.
Angela Robbe, da pochi mesi alla guida dell’assessorato regionale alle Politiche Sociali, ha sottolineato la necessità di “fare rete tra le istituzioni, affinché nessuno si senta solo nell’affrontare le difficoltà e le nuove sfide che la società ci pone. Il progressivo invecchiamento della popolazione – ha proseguito l’assessore – porterà ad un aumento di patologie come le demenze e quindi alla creazione di nuove fragilità. Poiché il nostro obbiettivo deve essere quello di favorire la qualità della vita dei nostri utenti, nel caso di patologie per le quali non esistono cure risolutive, è inaccettabile che per i malati di demenze si prospetti solo la possibilità di finire i propri giorni in un letto di ospedale. In questo scenario, dobbiamo prendere atto che in Calabria esistono persone come Elena Sodano che riescono a fare ricerca per migliorare la qualità di vita delle persone affette da demenza e dobbiamo riconoscere l’eccellenza di tale lavoro”.
Dal punto di vista medico-scientifico, il dottor Castagna ha evidenziato, tra l’altro, “l’importanza della qualità della vita nel processo di cura del paziente affetto da demenza, nell’ambito del quale occorre tener conto della sua storia personale, favorendo quel percorso di umanizzazione nella cura di queste patologie, reso ancora più indispensabile dal fatto che non esiste nessuna cura che possa portare alla loro guarigione”.