Banca d’Italia: l’economia calabrese cresce, ma col freno a mano tirato
Crescita modesta per l’economia in Calabria. È uno dei dati del report sull’economia nella nostra regione redatto da Banca d’Italia, per cui nel 2017 l’attività economica è dunque salita ma non di molto, in linea con l’anno precedente.
La ripresa congiunturale, in atto ormai da un triennio, è stata sostenuta principalmente dalla domanda interna, che ha beneficiato dell’aumento dei redditi da lavoro e dei consumi delle famiglie calabresi.
Gli investimenti hanno ripreso a crescere, soprattutto nel settore industriale. I livelli di Pil e occupazione restano tuttavia ancora distanti da quelli del 2007, ultimo anno prima della crisi; anche la distribuzione dei redditi rimane più diseguale.
LE IMPRESE
Nel settore industriale la produzione è aumentata; dopo il calo registrato nel corso della crisi, anche gli investimenti hanno ripreso a crescere, beneficiando del miglioramento delle condizioni finanziarie delle imprese.
La graduale ripresa dei consumi e l’incremento dei flussi turistici hanno favorito la crescita nei servizi.
L’attività nelle costruzioni è lievemente aumentata, anche se la situazione rimane particolarmente eterogenea tra le imprese; sul comparto delle opere pubbliche continua a incidere il basso livello di investimento delle Amministrazioni locali.
Nel settore primario è proseguita la dinamica calante del valore aggiunto.
Alla ripresa ciclica si è accompagnato un recupero nella produttività delle imprese, che tuttavia permane su livelli nettamente inferiori al resto del Paese. Tale divario dipende da fattori interni alle aziende (come, ad esempio, il basso utilizzo di tecnologie avanzate), oltre che dal contesto in cui esse operano.
La redditività delle imprese nel biennio 2016-17 è migliorata. Le maggiori risorse generate sono state destinate solo in parte alla spesa per capitale fisso, continuando inoltre ad alimentare le disponibilità liquide. La leva finanziaria delle imprese calabresi si è ulteriormente ridotta.
Nel 2017 i prestiti bancari alle imprese sono cresciuti, sebbene con un’intensità contenuta. L’aumento ha riflesso in prevalenza l’andamento della domanda di credito, che risente ancora di un atteggiamento prudente da parte delle imprese.
L’offerta di credito resta selettiva soprattutto per la clientela giudicata rischiosa.
L’onere dei debiti bancari si è ulteriormente ridotto. Tuttavia, la dispersione delle condizioni applicate, cresciuta sensibilmente durante la crisi, rimane elevata, coerentemente con una politica di pricing del rischio di credito più accurata da parte delle banche.
IL MERCATO DEL LAVORO
Nel 2017 si è intensificato il recupero dell’occupazione, che è cresciuta sia tra gli autonomi sia nel lavoro dipendente; in questo secondo caso, l’espansione continua a essere riconducibile alla dinamica positiva dei contratti di apprendistato e a termine.
Il tasso di disoccupazione si è leggermente ridotto, rimanendo però elevato in particolare per le donne e i giovani.
L’incidenza della disoccupazione tra i laureati, seppure nettamente inferiore alla media regionale, è circa il doppio di quella osservata in Italia; vi influisce anche il basso utilizzo di personale qualificato da parte delle imprese calabresi. Tale divario contribuisce in parte a spiegare gli intensi flussi migratori di capitale umano in uscita.
LE FAMIGLIE
Il miglioramento delle condizioni nel mercato del lavoro ha influito positivamente sulla situazione economica delle famiglie. I consumi sono ulteriormente cresciuti, anche se con intensità inferiore al 2016 soprattutto con riferimento alla componente dei beni durevoli.
È continuata la ripresa delle transazioni nel mercato immobiliare residenziale; i prezzi delle case hanno iniziato lievemente a risalire, anche in connessione alla graduale riduzione dello stock di abitazioni invendute.
Nonostante il recupero registrato nei redditi medi delle famiglie, il tasso di povertà rimane superiore a quello pre-crisi e sui livelli massimi nel panorama nazionale.
L’aumento dei consumi delle famiglie è stato sostenuto anche dal ricorso all’indebitamento. La crescita dei prestiti, in atto dal 2015, è proseguita. Il grado di indebitamento continua comunque ad attestarsi su valori contenuti rispetto alla media nazionale. Vi incide un minore peso dei mutui per l’acquisto della casa; i finanziamenti contratti per finalità di consumo hanno invece un’incidenza superiore al resto del Paese.
IL MERCATO DEL CREDITO
Nel 2017 è proseguito il processo di riconfigurazione della rete territoriale delle banche in regione, accompagnato da un aumento della diffusione dei canali alternativi di contatto con la clientela.
La Calabria si caratterizza per un livello di bancarizzazione inferiore rispetto alla media nazionale, ascrivibile in prevalenza al basso livello di attività economica. La distribuzione sul territorio degli sportelli assicura comunque la prossimità geografica tra banche e clientela.
I prestiti bancari al settore privato non finanziario sono cresciuti, soprattutto quelli erogati dalle banche non appartenenti ai primi cinque gruppi nazionali.
La qualità dei prestiti continua a migliorare, beneficiando anche della crescita dell’attività economica.
Lo stock di crediti deteriorati nei bilanci delle banche è ancora elevato, ma in prospettiva potrebbe ridursi a seguito dell’intensificarsi delle operazioni di cessione e degli stralci.
La raccolta bancaria in regione continua a essere sostenuta dalla dinamica positiva dei depositi, a fronte di un sensibile calo per le obbligazioni.
LA FINANZA PUBBLICA DECENTRATA
Nonostante gli enti territoriali siano riusciti in gran parte a rispettare nel 2017 la regola del pareggio di bilancio, essi continuano a caratterizzarsi per una difficile situazione finanziaria.
Ciò influisce sulla spesa per investimenti, che ha continuato a calare. Nel contempo, l’esecuzione finanziaria del Programma operativo regionale 2014-2020 risulta ancora bassa, anche a causa del ritardo nell’avvio.
Nell’ultimo biennio si è registrato un peggioramento nel disavanzo della sanità calabrese. Permangono inoltre le problematiche connesse ai tempi di pagamento nei confronti dei fornitori, ancora eccessivamente lunghi.
La pressione fiscale locale sulle famiglie è rimasta stabile, al di sopra di quella media delle altre regioni a statuto ordinario. È ancora cresciuto il debito delle Amministrazioni locali, la cui incidenza sul PIL è nettamente superiore alla media nazionale.