Investito e ucciso mentre andava in bicicletta. Arrestato il “pirata della strada”
Omicidio stradale aggravato: questa l’accusa contestata ad un 23enne italiano che è ritenuto responsabile di aver investito un giovanissimo gambiano, Jallow Banna, di appena 18 anni e mentre andava in bicicletta, e poi morto a causa delle ferite riportate (LEGGI).
I carabinieri di Corigliano Calabro hanno identificato ed arrestato oggi il “pirata della strada” che, dopo l’incidente, era fuggito senza prestare soccorso alla vittima.
La tragedia risale alla notte di giovedì scorso, 14 giugno. Il 18enne era in bici lungo la trafficata Statale 106 all’altezza dello svincolo del porto di Corigliano - tratto già teatro di numerosi incidenti e non illuminato - quando venne centrato in pieno da un veicolo.
L’automobilista, come dicevamo, non fermò a soccorrere il giovane africano, sparendo nel nulla. Sul posto erano intervenuti per primi i militari della Radiomobile di Corigliano Calabro che avevano soccorso Banna, rifugiato politico che risiedeva nel C.A.S. locale.
Le condizioni del ragazzo erano apparse subito gravissime: portato nel pronto soccorso dell’ospedale di Rossano, infatti, morì qualche ora dopo a causa dei traumi provocati dall’impatto.
L’IDENTIFICAZIONE GRAZIE AI PEZZI DI CARROZZERIA
I carabinieri avviarono immediatamente le indagini per risalire al pirata della strada, partendo dalla campionatura di alcune parti della carrozzeria dell’auto ritrovate sul luogo della tragedia.
In particolare alcuni frammenti del porta-targa, un fanale e altri pezzi della da cui si risalì al fatto che la vettura fosse di colore nero. Dal porta-targa, poi, si riuscì A desumere il nome, sebbene parziale, di una carrozzeria del posto dove la macchina era stata riparata di recente.
Alla fine gli investigatori hanno scoperto che il veicolo era un’Alfa Romeo 147 nera e che il proprietario era un coriglianese di 56 anni che abitava nel quartiere marino del popoloso centro dello jonio cosentino.
Rintracciato, si è appurato però che il proprietario dell’auto non c’entrava coi fatti e che la macchina era utilizzata di solito dal figlio, Rosario Docimo, pregiudicato per reati in materia del Codice della strada, contro la persona ed il patrimonio.
L’AIUTO DELLA COMPAGNA E DEL FRATELLO
Il 23enne, messo alle strette dai carabinieri, ha poi confessato in lacrime che la notte precedente era stato lui ad investire il gambiano.
Gli investigatori hanno anche scoperto che il giovane non avrebbe agito da solo ma con l’aiuto della compagna e del fratello che, saputo quanto accaduto, gli avrebbero fatto nascondere l’autovettura in un luogo non visibile dell’abitazione e dopo averla lavata.
I due, inoltre, sarebbero anche andati sul luogo dell’incidente per controllare la situazione e cercare di acquisire informazioni sulle indagini.
I militari, dopo una minuziosa perquisizione di ogni angolo dell’abitazione, hanno così trovato l’Alfa Romeo 147 con cui Docimo avrebbe investito il 18enne: vettura che è completamente distrutta nella parte anteriore destra, dove si presuma abbia impattato contro il corpo dell’africano.
Sulla carrozzeria, al momento del controllo, erano ancora presenti delle tracce di sangue e mancava il fanale anteriore destro, ritrovato in frantumi sulla statale. L’autovettura, tra l’altro anche senza assicurazione, è stata sequestrata in attesa dei rilievi scientifici.
Le indagini sono state svolte sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta da Eugenio Facciolla, e con la collaborazione del magistrato di turno, Angela Continisio.
L’arrestato è stato portato per ora nella Casa Circondariale della città del Pollino. La ragazza ed il fratello dovranno rispondere, invece, di omissione di soccorso.