Otello Profazio spopola con La Storia, e si piazza tra i finalisti della targa Tenco
Sono 18 le tracce musicali che risuonano col tono drammaticamente epico del pezzo d’apertura, la delicata intonazione lirica dei canti d’amore, l’andamento scanzonato e irriverente di gran parte delle canzoni di denuncia fino all’irruzione improvvisa di altri brani senza un nesso evidente con gli altri, come l’omaggio che rende a Fabrizio De André con Donna Vicenza.
Tutti elementi del nuovo album di inediti di Otello Profazio, intitolato La storia e selezionato da una giuria qualificata di oltre 300 giornalisti e critici musicali, nella cinquina dei finalisti che si contenderanno la Targa Tenco come miglior album in dialetto dell’ultimo anno.
In questi brani si dipana il racconto di “una seconda Italia cantata dal sud ma più meditata e più sofferta” perché composta dopo la caduta di ogni speranza. Lo stupore del vecchio isolano, rispetto a cambiamenti politici che lasciavano inalterata la sua condizione, ha ceduto così il posto a un silenzio sordo ad ogni tentazione ideologica ma gravido di parole che non possono esprimersi se non sotto forma di sfregio, sberleffo e invettiva. Secoli e secoli di storia non sono passati invano. Le scorie si sono sedimentate nella carne delle vittime e ne hanno appesantito il passo, obbligandole a camminare carponi a terra. In questa regressione a uno stadio primordiale riaffiorano sentimenti e stati d’animo ancestrali.
Profazio però è tutt’altro che rassegnato a quel cinismo bieco che pure dovrebbe derivare da questi distillati di vita, come è emblematicamente attestato dal pezzo d’apertura, su testi inediti di Ignazio Buttitta, La storia. Ballata consolatoria del popolo rosso in cui rende omaggio ai combattenti di ieri e a quanti con generosità e passione hanno animato ambiziosi disegni di rinascita.