Calabria Lavoro, Gallo: stabilizzazioni per molti ma non per tutti
Stabilizzazioni sì, ma per molti, non per tutti. Come fosse uno spot, “Calabria Lavoro”, l’azienda regionale che si occupa di formazione e politiche del lavoro, si accingerebbe ad attivare procedure di stabilizzazione soltanto di parte dei lavoratori affidati alle sue cure sulla base d’una legge regionale del 2008 finalizzata al reimpiego di lavoratori già dipendenti di enti o altri organismi pubblici o pubblico-privati, o ancora di imprese fornitrici di servizi in regime di esternalizzazione resi in favore della Regione, collocati nelle diverse forme di trattamento degli ammortizzatori sociali.
La segnalazione arriva dal consigliere regionale Gianluca Gallo, con annesso invito alla chiarezza rivolto all’assessore regionale al personale, Maria Teresa Fragomeni. «Sulla base della legge regionale 28 del 2008 – ricorda il capogruppo della Cdl – sono 287 i lavoratori alle dipendenze di “Calabria Lavoro” che dopo anni di precariato e contratti di lavoro saltuari ed a tempo determinato attendono di essere stabilizzati, come peraltro a più riprese garantito dall’attuale giunta regionale. Eppure, e senza una motivazione logica, sembra che questo orizzonte sia ora destinato a rimanere una chimera per molti di loro». Ad ostacolare il cammino verso la speranza sarebbero non meglio precisate questioni di ordine tecnico e amministrativo.
«Di recente, nel corso di un incontro con i rappresentanti dei lavoratori – rivela Gallo – l’assessore Fragomeni avrebbe annunciato l’imminente stabilizzazione di soli 190 dei 287 dipendenti, motivando tale scelta con le motivazioni racchiuse in un parere fornito, sul punto, dal Dipartimento Funzione Pubblica. Un’eventualità che, se confermata, si appaleserebbe come illogica e discriminatoria».
Proprio per questo, conclude Gallo, «chiedo all’assessore di voler chiarire ufficialmente e pubblicamente i contorni della vicenda: sarebbe grave se il governo regionale disattendesse i precisi impegni presi al riguardo e se la stabilizzazione di tanti padri e madri di famiglia, che spesso hanno proprio in quel lavoro l’unica fonte di reddito, dipendesse da questioni burocratiche o da impedimenti amministrativi.
Qualora invece le ragioni fossero di altra natura, magari politiche, resterebbe comunque da domandarsi quali siano le ragioni di un orientamento siffatto. In ogni caso, quale che sia la spiegazione alla base di una decisione che sarebbe palesemente irrazionale, sin da ora sollecitiamo la giunta regionale a fugare i dubbi ed a garantire che si procederà alla stabilizzazione di tutti i 287 lavoratori in tempi certi e possibilmente celeri».