Sergio Lavecchia (Pd) su fondazione Betania
Mi auguro che la vicenda di Fondazione Betania sia “veramente” avviata ad una felice conclusione; voglio sperare che sia così, perché siamo ancora semplicemente alle buone intenzioni, alla disponibilità verso una soluzione positiva che, però, dovrà essere concretizzata da conseguenti atti deliberativi. Questa cautela nella soddisfazione per la soluzione di una vicenda che, per come si è sviluppata, a molti è apparsa quasi inverosimile, è accompagnata anche da un senso di frustrazione che deriva dalla ennesima manifestazione di inadeguatezza dell’intera classe politica di questa città, la quale, con poche eccezioni, ha manifestato, ancora una volta, il suo totale “fallimento”. Stiamo assistendo sulla stampa locale alla corsa ad accreditarsi come salvatori della patria in pericolo, in una perenne competizione elettorale che non ha nulla a che vedere con i reali problemi delle persone e che non si pone nemmeno il problema di fare un minimo di autocritica. Eppure, forse, proprio di questo ci sarebbe stato bisogno; perché se è vero che nessuno si augurava il fallimento di qualsiasi iniziativa tesa a salvare Betania, è altrettanto naturale chiedersi dove erano tutti questi maghi della politica, mentre negli ultimi mesi si manifestava il dramma di centinaia di famiglie e di operatori.
E’ comodo e facile riconoscere oggi che Betania è “una struttura virtuosa” e che “dovrà rappresentare di più una struttura d’eccellenza della Calabria”. Ma dove erano questi personaggi quando la Regione, guidata da una giunta di centro-destra, decideva il suo ridimensionamento in nome del risanamento dei conti della sanità pubblica? Non una parola !! Dove erano gli assessori regionali “catanzaresi” Aiello e Tallini, dove erano l’on. Traversa e la Presidente Ferro quando il “loro” presidente Scopelliti prendeva queste decisioni? L’impressione è quella di aver assistito ad una partita giocata con carte truccate; peccato che la posta in palio erano gli utenti e gli operatori di Fondazione Betania, ai quali è stato riservato un Natale tutt’altro che sereno. Ma un discorso analogo vale anche per lo schieramento di centro-sinistra; dove erano i consiglieri comunali, quelli provinciali e, soprattutto, quelli regionali di centro-sinistra? Dove erano l’on. Ciconte, l’on. Scalzo e l’on. Amato (tra l’altro V. Presidente del Consiglio Regionale), mentre gli utenti e gli operatori di Betania manifestavano il loro disagio? Forse erano troppo occupati ad organizzare le proprie confraternite (in vista delle prossime elezioni comunali ?) per potersi rendere conto di quanto stava accadendo nel territorio che li ha eletti e li ha mandati a Palazzo Campanella. Certo hanno dimostrato una grande sensibilità al disagio ed ai problemi delle persone.
Questo è il “fallimento” della classe politica catanzarese.
Ma una cosa, dietro questa vicenda, è necessario riconoscerla e da questa trarre un insegnamento per il futuro di questa città. Se la vicenda di Betania si avvia ad una felice conclusione (e speriamo che sia davvero così) è solo grazie all’impegno, alla mobilitazione ed alla lotta degli operatori, delle famiglie degli utenti, della dirigenza e di quel pezzo di società civile ed istituzionale che si è stretta intorno a Fondazione Betania e si è riconosciuta in essa; e tra questi va compreso il sindaco di questa città Rosario Olivo che ha saputo testimoniare la propria vicinanza e la propria sensibilità nei confronti degli operatori e delle famiglie in lotta. Senza questa mobilitazione non ci sarebbe stata nessuna inversione di rotta, nessun ripensamento, nessun intervento taumaturgico e miracoloso di chicchessia. E’ questo l’insegnamento da trarre da questa vicenda: se questa città vuole un futuro diverso, se vuole evitare la deriva e la continua spoliazione delle sue positività e delle sue eccellenze, deve riappropriarsi del proprio destino; se la società civile non riprenderà a svolgere un ruolo autonomo dalla politica e non più servile, come purtroppo è stato nel passato, non ci sarà futuro per questa città. Non ci sarà nessun salvatore della patria, nessun uomo della provvidenza perché sotto il tocco della bacchetta magica, quando non ci sono idee e programmi, si nasconde solo la volontà di tutelare gruppi di potere e di interessi precostituiti anziché il bene comune di tutta la città.