Operazione Stige, Tasso lascia il carcere e va ai domiciliari
Il Tribunale della Libertà di Catanzaro, in accoglimento delle richieste avanzate dall’Avvocato Francesco Nicoletti, ha ordinato per il 47enne di Campana Luigi Tasso l’apertura delle porte del carcere di Cosenza nel quale l’uomo si trovava detenuto.
L’udienza celebratasi dinanzi al Tdl era stata disposta dai giudici della Suprema Corte di Cassazione che, lo scorso giugno, in totale accoglimento dei motivi di ricorso avanzati dall’Avvocato Nicoletti, avevano integralmente annullato, con rinvio, il provvedimento con cui il Riesame confermava l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale del Catanzaro. A seguito del nuovo esame, il Tribunale della Libertà ha disposto per Tasso la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari.
I FATTI | Luigi Tasso era rimasto coinvolto nel blitz dello scorso 9 gennaio per la notifica di 131 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 39 agli arresti domiciliari. Il tutto nell’ambito della maxioperazione “Stige”, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro contro le cosche di ‘ndrangheta del crotonese con ramificazioni in altre zone della Calabria, in altre regioni italiane e all’estero.
LE ACCUSE | Tasso è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, turbativa d’asta e tentata estorsione aggravate dalle modalità mafiose. Unitamente ad altri indagati a vario titolo, rientra nel filone relativo alla ipotizzata turbativa di un appalto pubblico legato alla vendita di materiale legnoso che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato manovrato in modo tale da risultare affidato ad una specifica ditta ritenuta vicina ad ambienti malavitosi.
Si tratta, nello specifico, della gara per pubblici incanti del Comune di Mandatoriccio, avente ad oggetto l’affidamento dei lavori consistenti nella vendita di materiale legnoso ritraibile dal taglio della fustaia di Farnetto di località Montagnella per un prezzo avente base d’asta pari ad euro 75.000,00.
Al quarantasettenne di Campana, ritenuto dagli inquirenti un “partecipante fittizio alla gara”, si contesta di aver partecipato “alla procedura pubblica in esame, recependo le disposizioni impartite e facendo in modo che i lavori, aggiudicati alla Società Cooperativa da lui gestita, venissero materialmente svolti ed eseguiti” da un’altra ditta.