Ex dipendenti Hub Crotone: “misteriose assunzioni ed altre 40 unità senza rinnovo”
Continua qualla che i diretti interessati hanno definito la "mattanza" degli operatori del Regional HUB di Crotone che, sentendosi abbandonati dalle istituzioni locali e traditi da Stato di diritto che avrebbe dovuto invece tutelarli, chiedono a gran voce delle “risposte”.
“Quello che avrebbe dovuto essere un nuovo inizio all’insegna della legalità e della trasparenza - sbottano gli operatori in una nota - ha assunto invece con il passare del tempo, tratti torbidi, quasi grotteschi, che hanno sottratto nel territorio della provincia di Crotone, in particolare, Isola di Capo Rizzuto e comuni limitrofi, la principale fonte di reddito per quasi un centinaio di famiglie”.
“Un territorio il nostro – aggiungono - già martoriato dall’altissimo tasso di disoccupazione e dall’assenza di nuovi sbocchi lavorativi, ha subito dunque l’ennesimo colpo bassoquando altri 40 dipendenti circa, da aggiungere ai primi 40 di inizio anno, non hanno ottenuto il rinnovo contrattuale, e dal primo settembre quindi, si ritrovano a casa senza un lavoro e senza prospettive. Per scelta, di una amministrazione giudiziaria, che rappresenta lo Stato”
Gli ex lavoratori proprio allo “Stato” si rivolgono ricordando che “nel lontano 2015, è stata inserita all’Interno del nuovo bando di gara, una “clausola sociale” che prevede il riassorbimento del personale già impiegato all’interno del centro, da parte della nuova gestione”.
“Una tutela dunque – prosegue la nota - pensata per garantire una continuità lavorativa, al personale di allora, dopo decenni di estrema precarietà e di cui invece, ne godrà gente nuova, proveniente da altre province e dopo solo pochi mesi di servizio. Ammessa la legittimità del taglio, dovuto ad un vertiginoso calo di presenze, una domanda sorge spontanea: quali criteri sono stati adottati nella scelta del nuovo organico? Non è stato utilizzato il criterio dell’anzianità lavorativa, non è stato considerato lo stato di famiglia e nemmeno il titolo di studio. Non si è neppure cercato di distribuire equamente le poche ore retribuibili, in modo da lasciare a casa meno persone possibili”.
“Terribilmente amaro – continuano gli ex - lo scenario che ha preso forma, dipendenti senza un lavoro, ed altri a cui è stato somministrato un contratto nuovo di zecca e con un notevole aumento di ore lavorative settimanali. Consapevoli, che in caso di scadenza di contratto, il datore di lavoro non è vincolato a simili criteri nella scelta dei rinnovi, si sperava invero, che laddove la legge non obbliga il buon senso indirizza”.
Per i lavoratori così non sarebbe stato “e – spiegano - risulta difficile non coglierne la profonda ingiustizia che suscita rabbia ed insieme delusione in noi ex operatori, che in questi ultimi dieci anni, abbiamo tenuto in moto questa grande e articolata macchina dell’accoglienza, con spirito di servizio e sincero altruismo, offrendo anche, sotto forma di volontariato, la nostra costante presenza, in un periodo, in cui, l’emergenza immigrazione, era nella sua fase più acuta, e questo, nonostante i sistematici ritardi delle retribuzioni, le percentuali, sullo spettante, decurtate ingiustamente, lo scorretto processo mediatico e i pregiudizi che hanno regolarmente tentato di sottostimare il nostro operato”.
“Questo – continuano - è l’epilogo inevitabile di una serie di circostanze, già denunciate da nostri ex colleghi a gennaio, liquidati con una spocchiosa indifferenza e un annoiato “ci dispiace ma...” che sa di pressappochismo, da parte di istituzioni rivelatesi quindi sorde al loro appello. E non ci stancheremo mai di chiedere risposte, e le chiediamo alle stesse istituzioni che qualche mese fa sono state chiamate in causa: al Presidente della Repubblica senatore Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, al Ministro del lavoro e dello sviluppo economico Luigi Di Maio, al Prefetto di Crotone Cosima Di Stani, al Procuratore della Repubblica Dda di Catanzaro Nicola Gratteri. E inoltre ci rivolgiamo alla Senatrice Margherita Corrado, a Elisabetta Barbuto e al Ministro degli interni Matteo Salvini”.
“Non ci aspettiamo certo, un trattamento diverso, tuttavia – concludono gli ex Hub - ci sentiamo in diritto di denunciare uno Stato che punisce le azioni di pochi accanendosi contro un intero territorio e la sua popolazione”.