Usb: “lottiamo contro i soprusi al fianco degli uomini e delle donne dello Stato”
“Nella realtà delle evidenze quotidiane di questa nostra Italia, si capisce che dire la verità, ti si può ritorcere contro come un boomerang, il “sistema” ti penalizza, ti demonizza, e chi cerca di mantenere un alto profilo di onestà può diventa invece uno zimbello, un perseguitato”.
A riflettere su alcune note vicende giudiziarie è Usb Catanzaro che si chiede se “chi è vittima del sistema, ad un certo punto si domanda: sbaglio a dire la verità? Sono io nel torto o gli altri che omettono per omertà o complicità? Esempi ve ne sarebbero! Quella della ragazzina stuprata dal branco a Taurianova, dove la vittima diventa la “malanova” e gli stupratori gli “uomini perbene”. Ed il Colonnello Sergio De Caprio, conosciuto come “Colonnello Ultimo”, cui viene levata la scorta”!
Altro esempio di “questa Italia al contrario, è la storia del carabiniere Riccardo Casamassima che dopo aver fatto il suo dovere da “Uomo” e da “Carabiniere” testimoniando al processo Cucchi, ora si ritrova a subire un sacco di conseguenze negative: il trasferimento “punitivo” e coatto, il demansionamento! Questa è la prova evidente di come uomini e donne dello Stato che lottano giorno per giorno per la verità, la lealtà e la giustizia, vengono maltrattati; la più dura lezione di anti civiltà, di bullismo, di stalkeraggio, di violenza istituzionale, di malavita”- è la nota indignata della federazione catanzarese.
“Noi lavoratori dei Vigili del Fuoco di Catanzaro e Calabresi dell’Unione Sindacale di Base a tutto questo non ci stiamo ed è per questo che sosteniamo quest’onestà e il coraggio di queste persone che non saranno e non devono sentirsi soli mai, perché ci saremo come - organizzazione sindacale generale punto di riferimento di tutti - al loro fianco, poiché le lotte uniscono quello che i poteri forti ed i palazzi vogliono distruggere, allontanare e punire” – annuncia la nota.
“Il problema dell’Italia è un problema morale, che non si può risolvere in cinque minuti. Ogni giorno leggiamo di casi di corruzione. Non sono solo politici, palazzinari, delinquenti: sono anche avvocati, giudici, uomini della guardia di finanza, dipendenti pubblici che truffano lo stato per cui lavorano. Non ci sono punizioni per chi sbaglia. E non ci sono premi per chi merita. Un paese così – conclude amareggiata la sigla - non può funzionare. È un paese morto”.