Giustizia, Gallo e Sergio: in mille ammessi al tirocinio per due anni, lasciati a casa dopo uno

Calabria Attualità

La vicenda dei tirocinanti del settore giustizia, un migliaio al lavoro negli uffici giudiziari calabresi, viene denunciata dai consiglieri regionali Gianluca Gallo e Franco Sergio in un’interpellanza a firma congiunta indirizzata al presidente della giunta regionale, Mario Oliverio.

«Con decreto 2285 pubblicato sul Burc il 9 Marzo 2016 – ricordano Gallo e Sergio - la Regione Calabria indiceva bando per la selezione di 1.000 lavoratori percettori in deroga o lavoratori disoccupati con pregressa esperienza formativa presso gli uffici giudiziari da avviare a percorsi formativi per le qualifiche di ausiliario o di operatore amministrativo da conseguire con attività formative in parte in aula e in parte con formazione on the job presso gli uffici giudiziari e le istituzioni assimilate della Calabria.

La durata del percorso formativo veniva fissata in 24 mesi, da svolgersi per un massimo di 20 ore settimanali per tutto l’arco dell’intervento e secondo le modalità̀ organizzative adottate dagli uffici giudiziari di assegnazione, con un’indennità mensile pari ad euro 500». Queste le previsioni del bando. Successivamente, «con decreto del Dirigente del Dipartimento Lavoro n. 8687 del 25 Luglio 2016, avevano luogo la presa d’atto dei verbali del nucleo di valutazione e l’approvazione della graduatoria degli ammessi, e dopo alterne vicende e varie vicissitudini, soltanto a partire dal Settembre 2017 tutti i 1.000 selezionati venivano autorizzati all’impiego presso gli uffici di assegnazione».

Tuttavia, di recente, «al termine del primo anno di durata dei percorsi formativi avviati, contrariamente alle previsioni del bando – segnalano i due consiglieri regionali - i tirocinanti si sono visti notificare dal ministero di grazia e giustizia una comunicazione con la quale si autorizza l’avvio del secondo anno di formazione, ma solo previa alternanza dei lavoratori».

Una disposizione che, «lungi dal risultare chiara agli stessi uffici che dovrebbero applicarla», incalzano Gallo e Sergio, «ha ingenerato allarme e confusione tra i lavoratori, alimentando il sospetto che la richiamata alternanza starebbe a significare la loro esclusione dal secondo anno formativo, in favore di altri lavoratori.

Del resto, un riscontro oggettivo a tale lettura apertamente contrastante con le citate previsioni del bando di reclutamento sarebbe da rinvenirsi nella mancata autorizzazione allo svolgimento del secondo anno di formazione in favore dei 1.000 lavoratori selezionati. Peraltro, ad oggi, nonostante le sollecitazioni, nessun chiarimento ufficiale è giunto in merito alla vicenda, inducendo i lavoratori interessati a mobilitarsi per ottenere chiarimenti e per richiedere il rispetto degli impegni assunti, oltre che l’avvio di un confronto con Regione e Governo sulle loro prospettive occupazionali».

Una situazione insomma dai contorni ancora indefiniti ma già fonte di preoccupazioni per un migliaio di famiglie per le quali la pur esigua borsa lavoro rappresenta componente essenziale del reddito. «In mancanza di una soluzione – aggiungono Gallo e Sergio – si rischia di indebolire il già precario tessuto sociale ed economico calabrese, peraltro disperdendo un patrimonio di professionalità che sinora, anche stante il blocco delle assunzioni e la carenza di personale, ha consentito il corretto funzionamento degli uffici giudiziari in una terra peraltro segnata dalla presenza asfissiante della criminalità organizzata».

Da qui la richiesta al presidente Oliverio, da parte dei due consiglieri regionali, di sapere «se e come la Regione intenda adoperarsi per garantire in tempi celeri il rispetto integrale delle previsioni di cui al bando di selezione dei tirocinanti e se la Giunta regionale intenda promuovere fin da ora, con il Governo, un tavolo di concertazione per valutare di concerto con lo stesso le iniziative da assumere per un eventuale, futuro impiego degli odierni tirocinanti in maniera stabile, a garanzia dell’efficace funzionamento degli enti e sedi presso i quali gli stessi svolgono già oggi le proprie attività».