Inaugurazione anno giudiziario, organici inadeguati nei Distretti di Catanzaro e Reggio
“Continuano le dinamiche di criticità del passato” nella dotazione organica dei magistrati del Distretto di Catanzaro. Lo scrive il presidente della Corte d’appello, Domenico Introcaso, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto del capoluogo calabrese.
“Le piante organiche di tutti gli uffici del distretto (requirenti e giudicanti) – ha spiegato Introcaso – sono inadeguate sia in relazione al numero dei magistrati che a quello del personale amministrativo. L’aumento di organico ha consentito una migliore aggressione dell’arretrato ma restano sopravvenienze elevatissime, soprattutto per la qualità”.
Una varianza che a detta del presidente “resta singolarmente stabile: vi è assoluta simmetria tra nuovi ingressi di magistrati in prima destinazione e trasferimenti. Le dinamiche relative ai trasferimenti – ha proseguito – presentano una ricorrenza temporale ormai quadriennale, in coincidenza con il periodo di maturazione del requisito minimo di permanenza nell’ufficio, tale da determinare scoperture medie del 25% nei sette tribunali del distretto, con punte drammatiche a Castrovillari, Catanzaro e Vibo”.
Nella relazione Introcaso osserva poi che non sono minori i problemi che affliggono le Procure della Repubblica presso i tribunali del distretto, le cui piante organiche sono state solo di recente razionalizzate con la redistribuzione dei magistrati e il rafforzamento della Procura distrettuale, “tenuto conto – ha sottolineato il presidente - del crescendo del fenomeno della criminalità mafiosa nell’intero territorio”.
Il dato generale di scopertura, ha poi aggiunto, “non consente di predisporre piani certi di gestione, programmazione tabellare rigorosa, interventi tabellari: la diaspora giudiziaria. Di indubbia gravitò è la situazione dei 7 uffici inquirenti”. Secondo il presidente della Corte d’appello di Catanzaro “l’allarmante pendenza richiede, oltre che interventi di tipo organizzativo e di formazione secondaria, di approfondire riflessioni sulle logiche di sistema”.
“Analoghe negative riflessioni si impongono per il personale amministrativo per il quale – rileva Introcaso – si registra una percentuale di scopertura pari al 25%in Corte e intorno al 20% nell’intero distretto”.
Otello Lupacchini, procuratore generale di Catanzaro, ha parlato di dati allarmanti in merito agli “innocenti finiti senza colpa in custodia cautelare” e ai “soldi spesi dallo Stato in risarcimenti per ingiusta detenzione”, perché il numero delle vittime “continua ad aumentare senza sosta, così come il denaro versato nei loro confronti a titolo di indennizzo, eppure questa emergenza sembra quasi non interessare gli addetti ai lavori, quasi che le persone che finiscono ingiustamente in carcere ogni anno e per questo ricevono un indennizzo costituiscano un dato fisiologico”.
Lupacchini ha quindi parlato del distretto in cui si registra il maggior numero di casi indennizzati, quello cioè della “Corte d'appello di Catanzaro, che per il sesto anno consecutivo si è confermata nei primi tre posti, con 158 persone che, nel 2017, hanno subito un'ingiusta detenzione: seguono i Distretti di Roma, con 137, e Napoli, con 113. Catanzaro e Roma sono anche le città in cui lo Stato ha speso di più in risarcimenti liquidati alle vittime di ingiusta detenzione: in questo Distretto, nel 2017, è stata registrata - ha rilevato il procuratore generale - la cifra monstre di circa 8,9 milioni, più del doppi di quanto si è speso per i casi della capitale, con una percentuale che in tutta evidenzi agisca a sfavore del nostro Distretto".
Per il procuratore “l'entità dei casi di riconoscimento dell'ingiusta detenzione, in uno con l’entità degli indennizzi riconosciuti, è sicuro sintomo di inadeguata ponderazione degli elementi di prova sia da parte di chi chiede l'applicazione della misura sia da parte di chi la misura dispone, nelle ipotesi di ingiustizia sostanziale ovvero di preoccupante superficialità nell'apprezzamento delle condizioni legittimanti l'adozione e/o il mantenimento della misura cautelar-detentiva. Se non addirittura di un acritico appiattimento del giudicante sulle richieste non adeguatamente ponderate del requirente, in un'inquietante cortocircuitazione, che si risolve - ha concluso il procuratore generale di Catanzaro - in palese violazione sia della terzietà del giudice sia della parità delle armi tra accusa e difesa".
Sul tema, dopo l'intervento del pg Lupacchini ha preso la parola il presidente della Corte d'appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, per il quale "la misura dei risarcimenti copre un arco di tempo che va dal 2010 al 2014-2015 ed è un fenomeno certamente esecrabile ma ascrivibile a tutta la dinamica del processo cautelare”.
Ha fatto poi riferimento ai sondaggi che dicono che “il consenso nei confronti della magistratura è sceso ancora nell'opinione pubblica nazionale: è l'unica tra le istituzioni nazionali che perde terreno nonostante i dati ufficiali segnalino un complessivo aumento della produttività, ma non una diminuzione delle pendenze".
Questo per Lupacchini sarebbe “il risultato di una politica giudiziaria caotica, incerta e contraddittoria, incoerente, priva di una visione prospettiva di lungo termine, tesa soprattutto a ricercare soluzioni parziali da offrire all'opinione pubblica come riforme ogni volta decisive per la soluzione dei problemi della giustizia ma, guarda caso, sempre bisognose - ha proseguito il procuratore generale di Catanzaro - nel giro di qualche anno se non addirittura mese di nuovi interventi correttivi e integrativi”.
Lupacchini ha detto di essere “convinto che l'istituzione debba porsi sempre e comunque la questione di come rendere giustizia nel migliore possibile dei modi, nella situazione data", auspicando infine che "si incrementi l'interlocuzione tra gli uffici, il Consiglio giudiziario, il Consiglio superiore della magistratura, il ministero della Giustizia, perché' - ha osservato il procuratore generale - migliori la distribuzione degli organici del distretto e si eliminino sottovalutazioni talora incomprensibili". Nella sua relazione, infine, Lupacchini ha anche ricordato Bruno Giordano, procuratore di Vibo Valentia, scomparso a fine 2017 dopo una lunga malattia.
Il distretto si è quindi occupato di un settore di grande incidenza, quello dei migranti. È quanto ha affermato il presidente della Corte d'appello di Catanzaro, Domenico Introcaso. La relazione fa riferimento all'arrivo, sulle coste in particolare delle province di Crotone e Vibo Valentia, di “moltissimi minori stranieri non accompagnati in condizione di evidente deprivazione e senza riferimenti familiari. Dal 2010 a oggi risultano iscritte presso questo tribunale 7.517 procedure relative ai minori non accompagnati”.
In merito al “numero dei procedimenti civili relativi ai minori non accompagnati negli ultimi sette anni è aumentato vertiginosamente”, dal momento che è passati da “87 iscrizioni del 2010 per raggiungere il picco nel 2016 con 2.415 iscrizioni, che - riferisce il presidente Introcaso - si mantengono elevate anche nel 2017 con 2.087 procedure iscritte. Sebbene nel 2018 le iscrizioni siano vertiginosamente calate, a seguito probabilmente del nuovo indirizzo politico nazionale in materia di immigrazione, il carico degli ultimi anni pesa ancora fortemente sulla struttura dell'ufficio”.
Per quanto concerne invece la protezione internazionale, Introcaso ha detto che “i procedimenti pendenti risultano 707, con un flusso di sopravvenienze in diminuzione in seguito dell'inappellabilita' delle ordinanze di primo grado con riferimento ai procedimenti instaurati dal 17 agosto 2017 che possono formare oggetto solo di ricorso per Cassazione (articolo 13 cosiddetto decreto Minniti). Da informazioni assunte presso il Tribunale di Catanzaro - spiega Introcaso - sono allo Stato pendenti, presso la sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale, circa 300 procedimenti il cui provvedimento conclusivo è, in astratto, suscettibile di formare oggetto di appello nel 2019”.
Nella relazione si specifica, poi, che la quasi totalità dei richiedenti protezione è ammessa al patrocinio a spese dello Stato". Nel suo intervento, Introcaso ha affermato, infine, che “con riferimento al tema dei migranti il tribunale competente è sottoposto a impegno gravosissimo, in una materia complicata, ma sta procedendo in maniera intensa”.
CRITICITÀ ANCHE A REGGIO CALABRIA
Le stesse criticità si registrano nel Distretto di Reggio Calabria. Qui il settore civile è costretto generalmente a sopportare il maggior numero di scoperture: circa il 40% al Tribunale del capoluogo e percentuali non di molto inferiori in quelli di Palmi e di Locri.
La fotografia dello stato dell’arte è del presidente della Corte d’appello dello Stretto, Luciano Gerardis, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, tenutosi presso la scuola allievi carabinieri.
“Il Tribunale di Reggio Calabria, che pure ha di recente avuto un ampliamento di 9 unità di giudici, ha attualmente una scopertura di 12 magistrati tra cui un presidente di sezione, cosicché non solo l’aumento di posti risulta vanificato ma addirittura – ha rimarcato Gerardis – mancano giudici rispetto al precedente organico”.
Il Tribunale di Locri, a sua volta, presenta 6 scoperture, “a dispetto – ha proseguito - dell’ampliamento di due posti disposto anch’esso poco più di un anno fa. Ed egualmente il Tribunale di Palmi accusa 6 scoperture. Ed alle scoperture si sommano le assenze per maternità che nei tre tribunali assommano a 9 (3 a Reggio, 4 a Locri e 2 a breve a Palmi)”. Pertanto mancano al momento in primo grado, nei soli Tribunali ordinari, 24 unità su un organico di 119, pari ad una scopertura di circa il 20% che diventa quasi il 30% considerando le assenze per maternità. “A loro volta, il Tribunale di sorveglianza e quello per i minorenni sono davvero ridotti all’osso”, ha concluso Gerardis.
(ultimo aggiornamento 16:08)