Marziale: via da sentenze la dicitura “In nome del popolo italiano”
“Un Paese chiamato a fare i conti con la crisi economica è già di per se dilaniato nell’anima, se a ciò si aggiunge anche il senso dell’ingiustizia regnante sovrana, allora siamo davanti alla tragedia, alla fine di ogni possibile opportunità di riscatto”: sono le considerazioni del sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia, nell’apprendere che il giovane sfrecciante con un potente automezzo per le stradine di Campobello di Mazara (TP), responsabile di un incidente che ha falcidiato una famiglia, compresi due minorenni, non farà un giorno di carcere.
“Siamo davanti ad un paradosso tragicomico che nemmeno la fervida e feconda immaginazione di Eduardo De Filippo avrebbe potuto mai stendere a copione - incalza Marziale - e che pone all’opinione pubblica pesanti interrogativi sullo stato di garantismo vigente in Italia, degno della più eccelsa letteratura dell’inciviltà”.
Per il presidente dell’Osservatorio: “E’ difficile capire se sia l’impianto legislativo a determinare il degrado del sistema giudiziario o se siano, invece, magistrati a scavare nelle maglie di inopportuni perdonismi che finiscono per determinare una sfiducia totale nelle istituzioni. Certo è - chiosa il sociologo - che la giustizia in Italia è una chimera e i tempi sono maturi per togliere dalle sentenze la dicitura “In nome del popolo italiano”, perché il popolo italiano dall’ingiustizia vigente non si sente affatto rappresentato. Almeno - conclude Marziale - non lo si prenda per i fondelli”.