Operazione “È dovere”, Bova: bisogna tenere conto dell’evoluzione della criminalità organizzata
«L’operazione “È dovere” che ha portato all’arresto dell’ex responsabile dell’anticorruzione della Regione Calabria Maria Gabriella Rizzo apre uno spaccato che merita una riflessione approfondita. Posto che sarà l’indagine a chiarire eventuali responsabilità e tutti gli aspetti della vicenda, è innegabile come ancora una volta si addensino ombre nei rapporti tra privati e funzionari pubblici, tra apparati burocratici e utenti». È quanto afferma in una nota stampa il Presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta Arturo Bova.
«Ritorna quindi al centro della discussione politica la famosa “zona grigia” in cui da sempre si annidano connivenze e cointeressi, quella zona in cui opera – ormai da anni – la criminalità. Quella che ormai ha smesso di sparare perché ora preferisce corrompere», prosegue Bova e sottolinea: «Proprio per questo, già da mesi, ho presentato al Consiglio regionale una proposta di legge perché la Commissione contro la ‘ndrangheta diventi la Commissione consiliare contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa».
«Una modifica – spiega Bova – non solo formale, ma profondamente sostanziale perché darebbe alla politica regionale finalmente il modo di assumersi la responsabilità di avviare verifiche e approfondire vicende che non sono ufficialmente configurate come mafiose, ma che dal metodo mafioso sono avvolte. Bisogna infatti aggiornarsi e tenere conto dell’evoluzione della criminalità organizzata: gli affari tra colletti bianchi e uomini di ‘ndrangheta sono una realtà ben più frequente, alle nostre latitudini rispetto a quei crimini roboanti e mediaticamente eclatanti che fino a qualche anno fa caratterizzavano l’agire mafioso. Dobbiamo quindi farci trovare pronti e costruire nuovi strumenti di contrasto, anche politico, alla nascita di incrostazioni e zone d’ombra nella pubblica amministrazione».