Klimt e Finis Austriae all’evento dell’Anassilaos
Klimt e la “Finis Austriae” potrebbe intitolarsi l’omaggio che l’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con il Comune di Reggio Calabria e la Biblioteca Pietro de Nava, dedica a Gustav Klimt (1862-2018) nel centenario della morte, che si terrà giovedì 25 ottobre alle ore 16,45 presso la Villetta De Nava con l’intervento di Daniela Scuncia e l’introduzione di Stefano Iorfida.
La morte, avvenuta il 2 febbraio del 1918 – si legge in una nota di Anassilaos - impedì all’interprete più significativo e raffinato di quella che potremmo definire la civiltà viennese di assistere alla sconfitta del suo paese e alla dissoluzione di un impero antichissimo ed insomma a quella “finis Austriae” pur presagita e temuta. Pittore geniale egli attraversò uno dei momenti più esaltanti sul piano culturale, filosofico, scientifico ed artistico della storia dell’Austria e soprattutto della sua capitale, Vienna.
Basti pensare a Sigmund Freud, fondatore della psicanalisi, o a Ludwig Wittgenstein, per comprendere quanto ricca di fermenti e di suggestioni fosse l’Austria di fine secolo e degli inizi del Novecento, al quale Klimt diede il suo contributo con la nascita della “Wiener Sezession” che ruppe gli schemi di un arte, fino ad allora, accademica e priva di slanci. L’oro che egli utilizzò in molte delle sue opere dei primi anni del Novecento (Giuditta, ritratto di Adele Bloc-Bauer, il Bacio), influenzato dai mosaici bizantini di Ravenna, può anche essere considerato il punto estremo di una civiltà ricca anche di contraddizioni.
Lo stesso Klimt, del resto, in contatto con artisti portatori di nuovi valori estetici, più coerenti con l’inquietudine che serpeggiava nel corpo dell’Impero - Egon Schiele e Oscar Kokoschka, interpreti dell’ espressionismo - mise in dubbio quanto fino ad allora realizzato provando ad accogliere, nelle opere degli ultimi anni, una tale esperienza. L’Austria Felix, espressione di una civiltà matura, covava infatti nel suo seno problemi insoluti. Per le vie della Vienna di inizio secolo vagabondava anche un altro giovane artista alla ricerca di una sua realizzazione. Egli imparò forse ben poco di arte ma apprese l’antisemitismo che serpeggiava nella antica capitale e soprattutto conobbe la parte oscura della “Austria Felix” costituita da disperati e diseredati non raggiunti dal lucore della “civiltà viennese”. Quel giovane si chiamava Adolf Hitler e seppe fare tesoro della sua esperienza.