Minori adescati sui social e costretti a fare sesso: in carcere 42enne reggino
Violenza sessuale su minori, prostituzione minorile, stalking, detenzione di ingente quantità di materiale pornografico prodotto con l’utilizzo di minorenni.
Questi i gravissimi capi di imputazione contestati dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, Caterina Catalano, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa - su richiesta della Procura della Repubblica, diretta da Giovanni Bombardieri - a carico di un insospettabile operaio della provincia reggina, al termine di laboriose ed approfondite indagini svolte dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni su numerosi casi di minori adescati on-line attraverso relazioni virtuali avviate sui social network con il fine, concretizzatosi in diversi casi, di successivi incontri reali di natura sessuale.
LA NORMALITÀ FAMILIARE DI UN ADESCATORE SERIALE
Gli inquirenti hanno accertato che, dietro l’apparente normalità familiare e lavorativa, si celava la personalità di un adescatore seriale di adolescenti che, approfittando delle opportunità di anonimato che offre il web, non avrebbe esitato a mentire spudoratamente sulla propria identità per ingannare gli interlocutori, per indurli ad inviare proprie immagini intime e compromettenti e poi minacciarli così da concordare degli incontri reali, nel corso dei quali consumare gli atti sessuali.
L’indagine ha inizio quando una delle vittime, dopo aver subito forti pressioni dall’indagato, ha deciso di recarsi presso gli Uffici della Polizia Postale per raccontare l’accaduto.
I PROFILI FACEBOOK PER ACCALAPPIARE LE VITTIME
Gli investigatori hanno raccolto così i primi ed allarmanti elementi e, sotto le direttive dell’Autorità Giudiziaria, hanno avviato, in una prima fase, un’attenta analisi dei flussi telematici relativi ai contatti con le vittime, per risalire al soggetto che si nascondeva dietro i numerosi profili Facebook falsi, ed il reale utilizzatore di alcune utenze telefoniche, attivate per intrattenere i rapporti con i minori adescati.
L’indagine è continuata, quindi, attraverso una specifica attività tecnico-informatica conseguente ad una perquisizione a carico dell’indagato, e che ha consentito agli investigatori di sequestrare numerosi supporti informatici.
Analizzandoli ne è uscita fuori una complessa mole di conversazioni intrattenute con le numerosissime potenziali vittime, che sono state poi individuate ed interpellate con le dovute cautele, per fornire ulteriori circostanze che provassero i fatti, gli sviluppi e le conseguenze concrete dopo i primi approcci in web.
LE IMMAGINI INTIME E LA MINACCIA DI PUBBLICARLE
Particolarmente laboriosa è stata la valutazione dei contenuti estrapolati dai supporti informatici sequestrati, che incrociati con i dati presenti all’interno dei form di registrazione dei profili aperti sui social network interessati, ha permesso di individuare numerosissime vittime, alcune delle quali hanno confermato gli incontri fisici seguiti all’approccio virtuale ed ottenuti, quasi sempre, con la minaccia di divulgare le immagini compromettenti carpite.
Si è rivelata molto proficua, peraltro, la collaborazione fornita al Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma dal Ncmec, il “National Center for Missing and Exploited Children”, organizzazione non governativa statunitense impegnata in preziose attività e scambi informativi, a livello internazionale, per la tutela dei minori, che ha consentito di acquisire il materiale pedopornografico scambiato dall’indagato con i minori, attraverso Facebook, anche ai fini della contestazione del reato di pornografia minorile.
SULLA VITTIME UNA FORTE INFLUENZA PSICOLOGICA
Il provvedimento restrittivo è stato eseguito oggi dalla Polizia Postale di Reggio Calabria che, dopo gli adempimenti di rito, ha portato l’indagato nella circondariale, dove resterà a disposizione dei magistrati.
Le indagini - state svolte con le direttive del Sostituto Romano Gallo e coordinate personalmente dal Procuratore Gerardo Diminijanni – sono state particolarmente difficili e delicate, poiché l’arrestato esercitava una fortissima influenza psicologica nei confronti delle vittime, che ignare di quanto stesse accadendo loro, credevano ingenuamente di chattare con un coetaneo per scoprire invece, troppo tardi, la reale identità dell’interlocutore quando, nel corso degli incontri concordati, venivano costretti o convinti con il ricatto a subire degli atti sessuali o erano, successivamente, oggetto di condotte persecutorie, chiudendosi, nella maggior parte dei casi, nel silenzio e subendo gli abusi senza ribellarsi.