Prostituzione: operazione “Semiramide”, gli arrestati
Sono quindici le persone colpite da provvedimento restrittivo del gip del tribunale di Reggio Calabria nel contesto di un'operazione dei Carabinieri contro la prostituzione in strada praticata da rumeni nella città dello Stretto. Contestualmente agli arresti sono state anche notificati tre provvedimenti di divieto di dimora in Calabria e Sicilia. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere ha riguardato Gabriel Radu, 28 anni, domiciliato in Inghilterra; Tudorita Scapau (30) residente a Licata ( Agrigento); Ovidiu Mihai Vatavu (27 anni) residente in provincia di Frosinone e domiciliato a Licata; Iulkian Bobeica (23), domiciliato in Inghilterra; Razvan Alexandru (24), residente a Reggio Calabria; Paul Avran (33), residente a Reggio Calabria; Adrian Bogdan Stan (25) domiciliato a Reggio Calabria; Eugen Chiriac (26) domiciliato a Reggio Calabria; Rocco Reale (26) reggino; Gheorghe Pantaze (34) domiciliato a Rosarno (RC); Constantin Sava (33), domiciliato a Rosarno (RC); Marius Niculai (30) domiciliato a Reggio Calabria; Vasile Cristian Geortgescu 823), domiciliato a Reggio Calabria; Rotas Voda (48) domiciliato a Lazzaro di Motta San Giovanni (RC).
È stata denominata in codice "Semiramide" l'operazione dei Carabinieri contro lo sfruttamento della prostituzione che alle prime luci dell'alba di oggi ha portato in carcere, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Reggio Calabria, su richiesta della Procura della Repubblica, 8 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata all'induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. L'attività, secondo quanto reso noto durante una conferenza stampa, ha permesso di disarticolare diversi gruppi operanti in città che gestivano il fenomeno della prostituzione in strada di giovani provenienti dall'est Europa. Altre 7 persone destinatarie di ordinanza di custodia cautelare in carcere sono assenti dal territorio nazionale e pertanto sono state avviate le procedure di esecuzione del provvedimento all'estero. Il meretricio era esercitato nel pieno centro cittadino, in particolare sul Lungomare e aree limitrofe, e sarebbe stato oggetto di uno scontro fra bande rivali senza esclusione di colpi, compreso il ricorso alle denunce ai Carabinieri per prevenire tentativi di Invasione reciproca dei rispettivi "mercati" . L'indagine e' stata avviata nel 2009 a seguito di due arresti in flagranza di reato per sfruttamento della prostituzione operati dalla Compagnia Carabinieri di Reggio Calabria nei confronti di due italiani. Le numerose giovani donne (di 18/20 anni) che si prostituivano sul Lungomare di Reggio Calabria erano accompagnate da persone di nazionalità rumena, che le sorvegliavano in strada. I numerosi servizi di controllo del territorio sono stati integrati da attività d'intercettazione che hanno permesso di rivelare l'intero fenomeno e la fisionomia dei gruppi criminali operanti. Alle indagini ha collaborato una ragazza condotta in Italia dalla Romania e costretta a prostituirsi, violentata e segregata attraverso la sottrazione dei documenti d'identità per impedirne l'allontanamento. Le informazioni fornite dalla giovane hanno confermato le acquisizioni investigative. Il primo e più importante gruppo criminale individuato sarebbe quello riconducibile ai fratelli Radu con base operativa in sede in Sicilia, a Licata. I Radu risultano già ricercati nell'operazione "Lenone" dei carabinieri di Licata, e furono tratti in arresto a Reggio Calabria dal Nucleo Operativo e Radiomobile mentre si accingevano a lasciare l'Italia per reati analoghi a quelli emersi nell'indagine di oggi.
Il gruppo Radu ha continuato ad operare in quanto un altro fratello, residente in Inghilterra, ed una sorella che viveva in Sicilia hanno continuato a controllare le ragazze che si prostituivano nel centro di Reggio Calabria, percependo i relativi introiti in buona parte versati ai fratelli detenuti e utilizzati per le spese di difesa. Il Gruppo criminale era quindi attivo in Sicilia, Reggio Calabria ed Inghilterra. L'arresto dei Radu, nonostante il costante interessamento dei loro fratelli nella gestione delle prostitute in Reggio Calabria, comportava l'emergere di altro gruppo criminale, quello facente capo ai fratelli Avram, già in Italia da diversi anni, impiegati come operai, e dediti allo sfruttamento di ragazze rumene che si prostituivano sul lungomare di Reggio. I contrasti nati tra i due gruppi e i tentativi espansionistici degli Avram sono stati documentati da una serie di conversazioni registrate dagli inquirenti da cui emergono con evidenza le dinamiche di gestione delle ragazze da parte dei due distinti gruppi criminali in conflitto. Agli Avram erano legati altre persone tra cui un italiano, Rocco Reale , 25 anni, operaio della "Leonia", società che si occupa della raccolta dei rifiuti. Il giovane, che aveva iniziato a gestire in proprio una prostituta sotto il ricatto di ripagare un prestito in precedenza contratto, si era legato agli Avram chiedendo loro di poter allargare la propria influenza e controllare altre ragazze che vorrebbe poter far arrivare direttamente dalla Romania. Il ruolo del giovane, particolarmente violento nel mantenere sottomessa la ragazza da lui "gestita", e' quello di referente locale del gruppo rispetto a cui si era proposto come uno che puo' avere "agganci" sul territorio, e di controllore delle ragazze che si prostituiscono negli orari notturni. In questo sarebbe stato agevolato dal suo impiego nella Leonia che lo portava ad essere presente sulle strade cittadine in orario notturno per i turni di servizio.
L'indagine ha offerto uno spaccato della complessa realtà del fenomeno dello sfruttamento della prostituzione a Reggio Calabria ed ha di registrato una serie di tentativi da parte di diverse persone di "entrare nel mercato". Sarebbe, secondo quanto emerso, il caso del gruppo riconducibile a Gheroghe Pantaze, rumeno domiciliato a Rosarno o del gruppo dei rumeni Vasile Cristian Georgescu e Marius Nicolai. In queste dinamiche ha tentato di inserirsi anche Voda Rostas, personaggio violento con precedenti per rapina e, per ottenere tale risultato, il rumeno era arrivato ad aggredire fisicamente uno degli Avram tentando di estorcere 10.000 euro. Esecutori materiali dell'aggressione sarebbero stati il figlio di Rostas e un italiano. I due, di notte, avevano avvicinato due prostitute facenti capo agli Avram, minacciandole di consegnare i 10.000 euro. Le due giovani prostitute li hanno denunciati ed i Carabinieri li hanno arrestati in flagranza. Secondo l'accusa sarebbero stati proprio gli Avram, sotto la pressione delle minacce dei Rostas a decidere di ricorrere all'intervento delle Forze dell'Ordine per liberarsi del nuovo scomodo invasore, autorizzando le ragazze a chiamare i Carabinieri alla prima richiesta estorsiva. Ignare o consenzienti, talvolta complici, in ogni caso provenienti da realtà familiari degradate e situazioni di indigenza estrema. Le giovanissime donne sfruttate dall'organizzazione sgomitata stamane dai carabinieri nell'ambito dell'operazione "Semiramide" di stamane provengono tutte dall'est Europa. Sono giovanissime, di età compresa fra 18 e 20 anni, e naturalmente di bell'aspetto. Per i loro aguzzini, spesso supportati da altre donne, erano merce preziosa e come tali appellate, nelle conversazioni intercettate, con sostantivi evocativi della loro condizione: "valigie", "bagagli", "merce".
Molte, secondo quanto emerso dalle indagini dei Carabinieri del comando provinciale della città calabrese dello stretto, coordinate dalla locale procura della Repubblica, erano adescate con il miraggio di una relazione sentimentale con i loro protettori, che riuscivano facilmente a irretire le ragazze prospettando loro una vita migliore in Italia. Ma in molti casi l'attività di prostituzione era prospettata già al momento dell'ingaggio in Romania. Questa "libera determinazione" delle giovanissime donne - sottolineano gli inquirenti - era comunque sempre determinata dalle umili condizioni su cui fanno leva i reclutatori e da situazioni di degrado e sopraffazione cui già nei loro paesi erano sottoposte e che le spingevano a vedere nel viaggio in Italia una facile via di fuga. E' il caso di Elena, una minorenne che avrebbe preso accordi espliciti per prostituirsi in Italia. La ragazza, come emerge dalle intercettazioni, e dopo essersi fatta illustrare le condizioni dell'ingaggio, spiega i reali motivi che la spingono a compiere la scelta, ovvero fuggire da una realtà familiare drammatica.
In un altro caso emergono le violenze perpetrate su una giovane donna per costringerla a prostituirsi nonostante il suo stato di gravidanza. In altri casi il pagamento del viaggio per raggiungere l'Italia inizialmente anticipato dai protettori diviene una forma di ricatto poiche' le ragazze sono costrette a prostituirsi per ripagare il debito che viene loro costantemente rinfacciato. Ma emerge anche il ruolo di ragazze che volontariamente si prostituiscono avendo stabilito un patto di spartizione dei proventi con gli sfruttatori: sino ai 500 euro a notte, dei quali le più fortunate arrivano a poter trattenere una percentuale del 50%. Spesso l'esercizio "consapevole" della prostituzione permetteva loro di acquisire un ruolo attivo nel controllo delle altre ragazze divenendo un partecipe dell'associazione. Nell'ordinanza sono citati i casi di Elena Babusca e Valentina Enache destinatarie di un provvedimento di divieto di dimora, e di un transessuale, indagato nell'ambito di questo procedimento, il quale, legato al gruppo dei Radu, li avrebbe coadiuvati controllando le prostitute. Il gruppo evitava di far prostituire ragazze minorenni per evitare eventuali più gravi responsabilità. Uno degli episodi documentato dalle attività investigative vede protagonista una minorenne in procinto di raggiungere l'Italia, ingaggiata a pochi giorni dal raggiungimento della maggiore età, condotta a Reggio Calabria. Il clan aveva suggellato il raggiungimento dello status di maggiorenne con l'avvio alla prostituzione in strada nel giorno successivo al suo compleanno.
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