Reggio Calabria, carabinieri arrestano il latitante Caia
I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato Antonio Caia nato a Scilla, 42 anni, residente a Seminara(Rc) inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del ministero interno. Il latitante era in un abitazione vicino a Corigliano Calabro (Cs). Il latitante era in un abitazione sita al Villaggio Frasso - Agro del Comune di Corigliano Calabro (CS). Al momento del blitz Caia è stato sorpreso nel sonno in compagnia della moglie Concetta Maia, 30 anni.
All’interno dell’abitazione, occultati sotto il letto, sono state rinvenute armi e munizioni pronte per l’utilizzo (un Kalasnkicov completo di caricatore inserito con 22 colpi, una pistola semiautomatica marca SIG-SAUER cal. 9 completa di caricatore inserito con 15 colpi, un visore notturno, un pugnale, un binocolo).
Nel corso della perquisizione all’abitazione sono stati rinvenuti: un panetto di eroina per 580 Grammi; 3 Panetti di Cocaina per un totale di 1,7 kg; 20 buste di semi di marijuana, per un totale di un 1kg.
Il proprietario dell’abitazione Gennaro Lo Canto 50 anni, veniva tratto in arresto per il reato di favoreggiamento personale nei confronti del latitante. La moglie Concetta Gioffrè Maia nata Palmi, 30 anni, era tratta in arresto poiché ritenuta responsabile, in concorso, di detenzione illegale di armi e munizionamento da guerra e detenzione di ingente sostanza stupefacente.
L’operazione, denominata "Artemisia", è il compendio di una complessa attività investigativa condotta dai Carabinieri nel comune di Seminara dove le cosche della 'ndrangheta erano tra loro contrapposte per il predominio nel controllo del territorio e delle istituzioni locali, 35 le persone arrestate. Caia era uno dei capi e dei promotori dell’organizzazione mafiosa operante nel territorio del comune di Seminara.
Dalle indagini è emerso che le donne (7 su 35 destinatarie del provvedimento) avevano un ruolo di spicco nella consorteria mafiosa dei Caia - Gioffrè e Laganà. Contrariamente a quanto avviene di solito, questa volta la loro funzione era attiva anche nell'organizzazione di omicidi e tentati omicidi contestati nell'ordinanza di custodia cautelare.
L'inchiesta, coordinata dalla Dda reggina, è cominciata nel dicembre 2006 dopo l'omicidio del boss Domenico Gaglioti e si è concentrata sulla cosca dei Gioffrè, detti "'ndoli". Già nel novembre 2007 le indagini avevano portato all'arresto di 13 persone (7 delle quali, tuttora detenute, figurano anche tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi in esecuzione oggi) che avrebbero condizionato le elezioni del maggio 2007 per il rinnovo dell'amministrazione comunale di Seminara, poi sciolta e commissariata per infiltrazioni della criminalità organizzata.
I carabinieri hanno fatto luce sugli assetti organizzativi, sugli ambiti di operatività e sulle dinamiche interne alla cosca nonchè sulla conflittualità che ha visto gli "’ndoli" contrapporsi al gruppo Caia – Laganà - Gioffrè, conosciuti come " 'ingrisi", che si è poi ulteriormente scisso, dando vita ad una nuova conflittualità, tra i Caia-Gioffrè da una parte ed i Laganà dall'altra.
Le conflittualità tra le opposte fazioni mafiose si erano poi tradotte in una serie di fatti di sangue che avevano riacceso la faida che già negli anni '70 si era consumata in quell'area, sui quali le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno fatto luce portando alla emissione delle misure cautelari in via di esecuzione.
Tra queste: il 28 ottobre 2007 il ferimento di Vittorio Vincenzo Gioffrè seguito, il giorno dopo, da quello di Antonio Caia e Carmelo Romeo; il 14 febbraio 2008, il tentato omicidio di Luigi Tripodi, il cui autore materiale, Giuseppe Gioffrè, è stato subito arrestato dai Carabinieri; il 27 marzo 2008 l'omicidio di Silvestro Luigi Galati; il 24 novembre 2008 il ferimento di Giuseppe Vincenzo Gioffrè, sino a giungere al 13 marzo scorso, quando i carabinieri sono dovuti intervenire per evitare un altro omicidio sorprendendo Antonino, Domenico e Giuseppe Vincenzo Gioffrè in possesso di armi clandestine.