‘Ndrangheta: preso latitante della cosca Pesce, era ricercato dal 2015
È stato catturato nella tarda serata di ieri dai Carabinieri, in località Ponte Vecchio di Gioia Tauro, Vincenzo Di Marte, 37enne con precedenti per droga e ritenuto personaggio di spicco della cosca “Pesce” di Rosarno.
Sorpreso all’interno di un’abitazione al piano terra, dove aveva trovato rifugio da qualche giorno, non ha opposto alcuna resistenza. Di Marte aveva con sé dei documenti di identità falsi, oltre 12 mila euro in contanti, un tablet e diversi telefoni cellulari.
Arrestate per favoreggiamento personale e condotte ai domiciliari anche altre quattro persone che risiedono nello stabile: si tratta di due coppie di coniugi che secondo gli investigatori avrebbero aiutato il latitante a sottrarsi alla cattura.
Il 37enne era ricercato dal giugno 2015, quando si era sottratto ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell’ambito dell’operazione “Santa Fé” (LEGGI), perché ritenuto responsabile di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravato dalla transnazionalità e con la finalità di agevolare il “rafforzamento economico delle cosche di ‘ndrangheta”, quelle dei Pesce di Rosarno e degli Alvaro di Sinopoli.
Capi di accusa che lo scorso luglio hanno portato alla sua condanna in primo grado a 14 anni di reclusione.
Nei confronti di Di Marte, poi, l’autorità giudiziaria spagnola aveva emesso un mandato di arresto europeo per reati sugli stupefacenti; recentemente era stato inserito anche nell’elenco dei latitanti pericolosi insieme ad Emanuele Cosentino, latitante di Palmi arrestato in Germania lo scorso mese di marzo dai Carabinieri di Reggio Calabria (LEGGI).
Gli investigatori dell’Arma sono arrivati alla sua cattura grazie ad una meticolosa e articolata indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo, partita nell’ottobre 2017 e supportata da un'ampia attività tecnica.
I carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro, con il costante supporto dei collegi del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria e dei Cacciatori di Calabria di Vibo Valentia, hanno sviluppato le prime informazioni e monitorato incessantemente lo stretto circuito relazionale dell’uomo, riuscendo ad individuare, in contrada Morrone, l’abitazione su due livelli e composta da tre unità abitative, in cui si nascondeva.