Gioia Tauro, “Neveau Dejavù”: scoperte nuove truffe, 4 arresti
Nel corso della mattina i Carabinieri della Stazione di Gioia Tauro, unitamente a militari del gruppo locale della Guardia di Finanza, hanno dato esecuzione ad una nuova ordinanza di applicazione della misura cautelare nei confronti di Giuseppe Bono, 42 anni, Michele Caccamo, 54 anni, (unico agli arresti domiciliari), Pasquale Labate, 31 anni, e Pino Priolo, 58 anni, tutti già detenuti.
I quattro sono accusati, a vario titolo di associazione per delinquere, ricettazione, truffa in concorso, falsità in scrittura privata e uso di atti falsi e falsificazione e favoreggiamento personale, con l'aggravante delle modalità mafiose, commessi nel 2012 e 2013 ai danni di attività commerciali di tutto il territorio nazionale.
Gli inquirenti avrebbero accertato che le truffe sarebbero state effettuate con il beneplacito delle ‘ndrine “Piromalli”, “Pesce” e “Bellocco”, operanti rispettivamente nei territori di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando, e che sarebbero state finanziate con gli ingenti proventi ottenuti illecitamente.
I provvedimenti scaturiscono dalla prosecuzione del filone di indagine “Dejavù” che l’8 maggio 2013 portò a Gioia Tauro all’arresto di 8 persone per gli setssi reati e finalizzati ad ottenere la consegna di merce da esercizi commerciali senza pagarne o pagandone in parte il corrispettivo.
"Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno documentato l’operatività di un gruppo criminale che sfruttando competenze nel settore merceologico delle vendite on line aveva messo in piedi un sofisticato meccanismo per frodare varie aziende locali e nazionali". "Il meccanismo - spiegano gli inquirenti - era basato sulla comunicazione di false polizze fidejussorie attraverso le quali venivano raggirati gli ignari fornitori di svariate tipologie merceologiche. Sul documento falsificato inviato alle ditte venditrici veniva inserito un numero telefonico d’appoggio intestato ad un soggetto inesistente al quale rispondeva uno dei soggetti arrestati che spacciandosi per un funzionario di due filiali di alcune banche confermava le modalità di assicurazione dei pagamenti che puntualmente non avvenivano".
Sarebbero state così comprate "macchine per gelati, piuttosto che carrelli elevatori, vini e marmi pregiati, collocati poi sul mercato nero. Nello specifico - proseguono gli investigaotori - in relazione ad un ingente ordine di pregiati marmi di Carrara, i Carabinieri sono riusciti ad intervenire nel momento in cui stava avvenendo la consegna a due ricettatori, anch’essi arrestati in flagranza di reato, il 10 ottobre dello scorso anno. Con la collaborazione di Antonio Russo si sarebbe avuta la conferma che l’affare era stato autorizzato dalla criminalità organizzata. Il giro d’affari è stato calcolato in 1 milione di euro sulla base di recuperi della merce oggetto della truffa per un valore di 500 mila euro".