Il controllo della ‘ndrangheta sulla sanità: imprese “schermo” e corruzione per favorire il clan
Anche nell’ambito sanitario la ‘ndrangheta aveva la sua “posizione dominante” grazie ad un “sistema gestionale” dei distretti sanitari dell’Asp reggina.
È questo quanto portato allo scoperto dall’odierna operazione “Chirone” (QUI), fatta scattare all’alba di oggi dai militari del Ros, col supporto - in fase esecutiva - dei Comandi Provinciali Carabinieri di Reggio Calabria, Catanzaro e Bologna, e che vede indagate 14 persone per reati che vanno dall’associazione mafiosa al concorso esterno, dalla corruzione al trasferimento fraudolento di valori, al traffico di influenze illecite in concorso, tutti aggravati dal metodo mafioso.
A “comandare” la cosca dei Piromalli, con a capo Giuseppe Piromalli che si sarebbe avvalso dei volti “puliti” dei defunti fratelli Giuseppantonio e Francesco Michele Tripodi, entrambi dottori, e del figlio di quest’ultimo, Fabiano Tripodi, anch’egli medico, risultato - secondo quanto sostengono gli inquirenti - “figura di riferimento” degli assetti societari operanti nel settore sanitario, le aziende “Minerva Srl”, “Mct Distribution & Service Srl” e la “Lewis Medical Srl”.
LE SOCIETÀ “SCHERMO”
La tesi è che gli “interessati”, “forti delle posizioni ricoperte nel tempo nel comparto sanitario regionale e avvalendosi della capacità intimidatoria derivante dall’appartenenza alla cosca Piromalli”, proprio attraverso l’azienda “Mct” (ritenuta riconducibile al sodalizio) e alla “Lewis Medica” (che avrebbe invece fatto da “schermo”, essendo aggiudicatrice di appalti di fornitura presso l’Asp reggina), sarebbero riusciti ad ottenere gli ordinativi per la fornitura dei materiali medicali presso i presidi dell’azienda sanitaria, in particolare presso gli ospedali di Gioia Tauro, Polistena, Locri e presso l’Ao del capoluogo.
I proventi delle forniture sarebbero stati poi ripartiti tra la Mct di Gioia Tauro e la Lewis Medica di Lamezia Terme nella misura del 50%, secondo gli inquirenti per “eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniali”, ragione per la quale sono state oggi oggetto di sequestro preventivo.
GLI APPALTI E I “REGALINI”
Secondo quanto appurato nel corso delle indagini, iniziate nel 2018, le aziende sarebbero riuscite ad accaparrarsi le forniture di prodotti medicali negli ospedali e poliambulatori reggini, sia ricorrendo a procedure di affidamento diretto, sia attraverso quello che viene definito come un “collaudato sistema di corruttela del personale medico e paramedico”, deputato ad eseguire la richiesta di approvvigionamento.
Sarebbero stati infatti registrati diversi episodi di presunta corruzione, che riguardavano oltre a “regalie” di diverso genere, l’elargizione di “contributi legati a percentuali su commesse garantite alle ditte” e variavano dal 2,5 al 5% a seconda del prodotto e dell’ordine effettuato.
Inoltre, sarebbe stato documentato come l’organizzazione godesse di una “via preferenziale” per le liquidazioni dei mandati di pagamento in favore del laboratorio clinico Minerva Srl, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale e direttamente riconducibile ai Tripodi.
L’indagine avrebbe inoltre permesso di dimostrare come i soci della Mct, fossero pienamente consapevoli di quali fossero i contatti “mafiosi” a cui potevano rivolgersi per ottenere le aggiudicazioni delle forniture, dimostrando così – e per gli inquirenti - la loro “piena intraneità” ai sodalizi criminali della piana di Gioia Tauro, tanto che alcuni dei “soci occulti” sarebbero stati in grado di interloquire con esponenti di vertice delle altre cosche.
GLI “INTRALLAZZI” TRA I CLAN
L’inchiesta di oggi offre uno “spaccato” puntuale anche sugli attuali rapporti esistenti tra mafiosi appartenenti a diverse articolazioni di ‘ndrangheta del “mandamento tirrenico”.
Infatti, e per gli investigatori, sotto il profilo associativo sono “emerse sinergie criminali e imprenditoriali” nel settore sanitario con la cosca Molè, i cui esponenti figuravano, insieme a quelli dei Piromalli, nell’assetto societario della Mct Distribution & Service Srl.
Inoltre, sempre nella stessa ottica sarebbe emerso come il rappresentante della Lewis Medica, Giancarlo Arcieri, fosse in rapporti con la cosca “Pesce” di Rosarno, elemento che sarebbe documentato da intercettazioni.
L’indagine, ancora, avrebbe permesso di confermare la necessità del reciproco riconoscimento tra cosche. Infatti sarebbe stato documentato come i soci della Mct, per “lavorare” all’interno del nosocomio di Polistena, abbiano dovuto necessariamente “interloquire” con esponenti mafiosi locali.
L’ipotesi è quindi che i Tripodi siano stati i “principali interlocutori” della cosca Piromalli nei rapporti con il clan vibonese dei Mancuso.
Al riguardo è stato registrato come Giuseppantonio Tripodi più volte si sia recato a casa di Domenico Mancuso, detto “Mico Ninja”, nonché luogo di abituale dimora di suo fratello, Antonio Mancuso.
L’ASSISTENZA ALLA FAMIGLIA DI PURVIREDDRA
I Tripodi, inoltre, “per il principio della solidarietà mafiosa”, avrebbero provveduto al “sostentamento delle famiglie degli appartenenti alla cosca” e si sarebbero occupati della cura del nucleo familiare del defunto Rocco Albanese, alias “Purviredda”, morto nel2005 a seguito di un agguato mafioso, quest’ultimo già autista e uomo di fiducia di “Don Peppino” Piromalli.
I SEQUESTRI
Nella contestualità dell’operazione è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti del “Centro Analisi Minerva” di Gioia Tauro, della “Mct Distribution & Service Sel” e della “Lewis Medica Srl” per un ammontare complessivo pari a circa 8 milioni di Euro.
I risultati conseguiti con i provvedimenti di oggi sono frutto di una prolungata manovra investigativa avviata dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri, finalizzata a individuare infiltrazioni e condizionamenti della pubblica amministrazione, del mercato delle imprese, delle filiere economiche e dei settori ad alta remuneratività, già concretizzatasi con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi nell’ambito delle indagini Maestro, ‘Ndrangheta Banking, Reale, Mediterraneo, Sansone, Mammasantissima, Mandamento e Provvidenza, tutte dirette e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina.
I NOMI
Questi i nomi delle persone per le quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere: Fabiano Tripodi; Franco Madaffari; Mario Vincenzo Riefolo; Antonino Madaffari; Pasquale Mamone; Martino Taverna; Giancarlo Arcieri; Antonino Cernuto; Federico Riefolo; Giuseppe Cernuto.
Ai domiciliari sono finiti: Antonino Coco; Domenico Forte; Giuseppe Galeso; Salvatore Barillaro; Giuseppe Fiumanò.
Sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio o del divieto temporaneo di esercitare l'attività di medico o infermiere per Francesca Grazia Laface e Giuseppe Antonio Romeo.
(ultimo aggiornamento 15:04)