Operazione “Sant’Anna”: 24 arresti nelle cosche Pesce e Bellocco, sequestrati beni

Reggio Calabria Cronaca

Alle prime ore del mattino, i Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, con contestuale decreto di sequestro preventivo di beni emessi dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 24 esponenti della ‘ndrangheta di Rosarno appartenenti alle cosche Pesce e Bellocco, ritenuti responsabili delle ipotesi di reato di associazione di tipo mafioso, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, favoreggiamento personale e intestazione fittizia di beni, fattispecie, quest’ultime tre, aggravate dalle finalità mafiose.

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno concorso nell’esecuzione della misura restrittiva nei confronti di uno degli indagati, già detenuto, sul conto del quale, nel corso di distinte attività d’indagine, sono stati raccolti ulteriori elementi di reato.

Il Gip di Reggio Calabria, Massimo Minniti, ha emesso la misura cautelare in carcere (ai sensi dell’art. 27 C.P.P.), a seguito del provvedimento di fermo di indiziato di delitto, a cui è stata data esecuzione il 16 luglio scorso, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia e successiva convalida da parte del GIP di Palmi, a carico di 7 appartenenti alle stesse compagini ‘ndranghetiste.

“All’esito della dichiarazione di incompetenza del Gip di Palmi, gli indagati - sottolineano gli inquirenti - sono stati nuovamente attinti, per i capi di imputazione già oggetto di contestazione, dall’odierno provvedimento, con il quale sono stati arrestati altri 2 esponenti della cosca Bellocco per associazione di tipo mafioso, precisamente Giuseppe Bellocco (figlio del boss Gregorio Bellocco, 59 anni, condannato in via definitiva all’ergastolo) e Domenico Bellocco, (figlio del boss Bellocco Michele, 64 anni, condannato ad anni diciassette di reclusione con sentenza pronunciata dal G.u.p. presso il Tribunale di Reggio Calabria del 9.05.14, c.d. operazione Blue Call-Tramonto), entrambi 27enni”.

Il Gip di Reggio Calabria ha emesso la misura cautelare in carcere anche nei confronti di Giuseppe Spataro, zio di Francesco Pesce (36 anni) e Giuseppe Pesce, accusato di appartenenza alla omonima cosca, già fermato il 16 luglio ma scarcerato dal Gip di Palmi “per ritenuta carenza del quadro indiziario”. Determinanti per la sua posizione si sono rivelate le dichiarazioni rese dalla collaboratrice di giustizia Pesce Giuseppina.

Il Gip ha anche emesso una misura custodiale nei confronti di altri 13 indagati (non attinti dal provvedimento di fermo del 16 luglio) ritenuti responsabili del reato di favoreggiamento personale aggravato (dall’art. 7 legge 203/91), per aver agevolato la latitanza di Giuseppe Pesce, 34 anni.

IL PROVVEDIMENTO scaturisce dagli esiti di due distinte attività investigative svolte sul contesto mafioso della Piana di Gioia Tauro, sviluppate dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria in due periodi differenti: la prima, tra settembre 2012 e ottobre 2013, finalizzata alla cattura dell’allora latitante Giuseppe Pesce (34 anni), detto “Testuni”, divenuto reggente dell’omonima cosca all’indomani della cattura, il 9 agosto 2011, del fratello maggiore Francesco 36 anni; la seconda, condotta tra i mesi di gennaio e giugno 2014, nei confronti di Umberto Bellocco, 77 anni, (suocero di Giuseppe Pesce) e di altri appartenenti all’omonimo sodalizio, di cui l’anziano boss sarebbe il capo fondatore.

IN PARTICOLARE, il primo segmento di indagine ha principalmente mirato alla localizzazione del latitante Giuseppe Pesce, reggente dell’omonima famiglia mafiosa egemone a Rosarno, che si era sottratto ai provvedimenti coercitivi emessi nell’ambito dei processi “All Inside” e “Califfo”. L’intensificarsi della pressione investigativa, nonché il fermo di indiziato di delitto, il 16 aprile 2013, di Domenico Sibio (uomo di fiducia di Giuseppe Pesce) e l’esecuzione di ordinanza custodiale, il 5 maggio 2013, nei confronti della moglie del latitante, Ilenia Bellocco (25 anni), avrebbero indotto Giuseppe Pesce, il 15 maggio 2013, a costituirsi presso la Tenenza dei Carabinieri di Rosarno.

L’attività di indagine avrebbe accertato che il pericoloso latitante aveva potuto fare affidamento (in forma diretta o mediata) su una ristretta cerchia di soggetti particolarmente fidati che, con ruoli diversi in più fasi - tutte documentate - della fuga del giovane rampollo della cosca rosarnese, avevano fornito il proprio determinante contributo per assicurargli lo stato di clandestinità tramite la realizzazione di un bunker, rinvenuto dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale, dopo delle operazioni di perquisizione in località San Fili di Melicucco, il 9 marzo 2013, nella proprietà di Francesco Nardi (per cui si e già proceduto separatamente e condannato dal Tribunale di Palmi). Infatti 5 delle persone arrestate, con altri già assicurati alla Giustizia (tra tutti Saverio Marafioti e Domenico Sibio, entrambi condannati in primo grado nel processo “Califfo”) avrebbero fornito la propria prestazione d’opera per la realizzazione del nascondiglio, dotato di un efficientissimo sistema di ingresso e di sorveglianza, le cui caratteristiche costruttive erano del tutto analoghe al bunker rinvenuto in località Petrosello di Rosarno (RC), presso la ditta “Demolsud”, nel quale è stato localizzato e catturato, il 9 agosto 2011, sempre dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, Francesco Pesce, allora reggente della omonima cosca e fratello del citato Giuseppe.

Inoltre gli sarebbe strato consentito, in più occasioni, il ricongiungimento con la moglie Ilenia Bellocco, tramite quello che gli inquirenti definiscono “un riservato e collaudato sistema di manovre, staffette e cambi di autovetture”. In particolare sarebbero stati accertatati, tra gennaio 2012 e marzo 2013, più di una dozzina di allontanamenti della donna, che aiutata, in più circostanze, da fedelissimi affiliati alla cosca (come Domenico Sibio) o da stretti congiunti, è riuscita - seppur estemporaneamente e per brevissimi periodi - ad incontrare il marito latitante o con lui a trascorrere un periodo di vacanza, nell’estate 2012, a Gizzeria Lido (nel catanzarese). Inoltre, alcuni di questi indagati si sarebbero “attivamente operati” per eseguire continue bonifiche dei luoghi e delle autovetture a loro in uso per sviare le investigazioni in corso o eludere servizi di pedinamento che i militari eseguivano nei loro confronti.

LA PROSECUZIONE DELL’ATTIVITÀ di indagine avrebbe anche dimostrato le complesse dinamiche associative sviluppatesi all’interno della Società di Rosarno, a seguito della scarcerazione dello storico boss Umberto Bellocco (77 anni), avvenuto nel mese di aprile 2014, dopo una detenzione durata oltre un ventennio. Sarebbe “fin da subito emerso – affermano gli investigatori - lo spessore criminale di Umberto Bellocco, il quale usufruendo dell’ausilio dei suoi più stretti sodali, la maggior parte appartenenti al medesimo contesto familiare, ha tentato di riaffermare la propria leadership, anche attraverso il ripristino di preesistenti relazioni con esponenti apicali di altre cosche mafiose (tra cui i Crea di Rizziconi) e la riorganizzazione delle attività illecite della cosca sul territorio rosarnese”.

Sarebbe stato dimostrato ancora che Bellocco e i sodali a lui vicini, non solo avessero ampia disponibilità di armi, ma si sarebbero attivati per reperirne altre, di maggiore potenzialità offensiva. Documentati anche gli interessi della cosca mafiosa nel traffico di sostanze stupefacenti, nel cui ambito si inseriscono le convergenze investigative del GOA della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, che vedono coinvolto Umberto Emanuele Oliveri, nipote di Umberto Bellocco (77 anni), prescelto dallo zio quale referente della potente cosca di ‘ndrangheta, per il traffico di droga condotto attraverso il porto di Gioia Tauro.

AI FINI DELL’EMISSIONE DELLA MISURA cautelare sono stati utilizzati anche atti di altri processi celebrati negli ultimi anni nei confronti della ‘ndrangheta del mandamento tirrenico (in particolare Rosarno è Nostro, Vento del Nord, Blue Call, Tramonto, Onta e Crimine). Inoltre, gli accertamenti svolti dai Carabinieri del ROS e dal Nucleo PT-Gico della Gdf di Reggio Calabria, avrebbero rilevato una globale situazione reddituale del tutto iniqua rispetto a quanto posseduto, “chiara attestazione – dicono gi inquirenti - della sussistenza di un’evidente sperequazione tra reddito dichiarato e tenore di vita degli indagati”; per cui il Gip ha anche disposto il sequestro preventivo di 2 autovetture, di diverse attività commerciali (fra le quali una pizzeria) di una abitazione, nonché di numerosi rapporti bancari, postali e assicurativi intestati agli indagati, per un complessivo valore stimato in 1 milione di euro.

GLI ARRESTI ODIERNI RIGUARDANO: Salvatore Barone, nato a Taurianova (RC) il 19.6.1965, già detenuto; Giuseppe Bellocco, nato a Cinquefrondi (RC) il 11.9.1987; Domenico Bellocco, nato a Gioia Tauro (RC) il 10.6.1987; Umberto Bellocco, nato a Rosarno (RC) il 17.12.1937, già detenuto; Giuseppe Ciraolo, nato a Cinquefrondi (RC) il 21.04.1985, già detenuto; Michele Forte, nato a Cinquefrondi (RC) il 9.12.1991, già detenuto; Elvira Messina, nata a Rosarno (RC) il 31.5.1972, già detenuta; Francesco Oliveri, nato a Oppido Mamertina (RC) il 10.12.1982, già detenuto; Umberto Emanuele Oliveri, nato a Cinquefrondi (RC) il 15.5.1987, già detenuto; Giuseppe Spataro, nato a Rosarno (RC) il 26.7.1957; Antonella Bartolo, nata a Cinquefrondi (RC) il 26.10.1984; Rossana Bartolo, nata a Cinquefrondi (RC) il 16.1.1988; Domenico Bartolo, nato a Rosarno (RC) il 28.1.1964, agli arresti domiciliari; Antonella Bruzzese, nata a Cinquefrondi (RC) il 4.1.1985, agli arresti domiciliari; Domenico Corrao, nato a Rosarno (RC) il 21.6.1974; Giuseppe Comandè, nato a Cinquefrondi (RC) il 30.6.1983; F.S., nata a Gioia Tauro (RC) il 3.6.1986; B.S. nato a Gioia Tauro (RC) il 4.10.1989, agli arresti domiciliari; Mercurio Cimato, nato a Rosarno (RC) 1'11.12.1969; Fabio Cimato, nato a Rosarno (RC) il 23.10.1975; Massimo Paladino, nato a Rosarno (RC) il 22.6.1971; Biagio Sergio, nato a Taurianova (RC) il 28.9.1968; Salvatore Zangari, nato a Rosarno (RC) il 6.8.1965; Giorgio Antonio Seminara, nato a Reggio Calabria il 26.10.1977, agli arresti domiciliari.