‘Ndrangheta: 4 arresti nella cosca Pesce, sequestrati beni
I Carabinieri del Ros, del Comando Provinciale e i finanzieri del Gico della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere e contestuale sequestro preventivo di beni per 500 mila euro, emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, Antonino Laganà, nei confronti di quattro individui accusati di appartenenza alla cosca mafiosa Pesce di Rosarno, tre dei quali anche di tentato omicidio e detenzione di armi micidiali da guerra, tra cui un fucile kalaŝnikov, una pistola semiautomatica Glock, una pistola automatica UZI, con relativo munizionamento, alcune delle quali peraltro appositamente modificate per aumentarne la potenzialità offensiva.
Gli indagati Biagio Arena, Rosario Rao e Vincenzo Cannatà erano già stati destinatari, lo scorso 7 novembre, di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia, a firma del Procuratore Federico Cafiero de Raho e dei sostituiti della Dda, Alessandra Cerreti e Paolo Sirleo.
Il Gip presso il Tribunale di Palmi non ha convalidato il fermo ma ha emesso misura coercitiva nei confronti di tutti gli indagati, per tutte le ipotesi di reato contestate.
Il Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria non ha ritenuto di emettere, nei confronti di Rosario Rao, provvedimento coercitivo per l’accusa di tentato omicidio. Rao, pertanto, rimane detenuto per il reato di associazione mafiosa ed armi.
Il quarto destinatario della misura cautelare, Francesco Pisano, 30 anni, risulta essere detenuto, per reati di droga, in Uruguay.
Nonostante il regime detentivo, Pisano ha comunicato telematicamente con Rosario Rao e gestiva traffici illeciti per conto della cosca mafiosa: dalle conversazioni – sottolineano gli inquirenti - emerge come entrambi gli indagati, al fine di accreditarsi presso i trafficanti stranieri, utilizzassero l’appartenenza alla famiglia mafiosa “del pazzo”, ovvero di Vincenzo Pesce, detto “u Pacciu”, noto esponente apicale della omonima cosca rosarnese e zio di Rao e di Biagio Arena, attualmente detenuto in regime di 41 bis, poiché condannato dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, il 22 febbraio scorso, in rito abbreviato, a 16 anni di reclusione, nell’ambito del processo “All Inside”.
La cosca Pesce, pertanto, nonostante le incessanti iniziative giudiziarie (procedimenti “All Inside”, “Califfo” e “Sant’Anna”), continua – scrivono gli investigatori - ad essere operativa sul territorio nazionale ed estero, attraverso le “nuove leve” dell’organizzazione criminale, legate da rapporti di parentela con i vertici, dimostratesi pienamente inserite nel contesto mafioso, in possesso di micidiali armi da guerra.
Nonostante Pisano sia detenuto presso un carcere in Uruguay, - si legge ancora in una nota dei Carabinieri - aveva in possesso un telefono smart phone, attraverso il quale manteneva contatti – presumibilmente finalizzati ad un traffico internazionale di sostanze stupefacenti – in nome e per conto della cosca Pesce, per cui riceveva specifiche direttive da Rosario Rao.
Le mirate indagini patrimoniali prontamente avviate da parte del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, infine, hanno consentito di dimostrare che i nuclei familiari dei quattro indagati presentano una situazione reddituale del tutto iniqua rispetto al patrimonio posseduto, chiaro indice della sussistenza di una fenomenologia sperequativa.
Il Gip del Tribunale di Reggio Calabria, pertanto, con il provvedimento cautelare ha anche disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di una ditta individuale, con sede a Rosarno, esercente l’attività di “coltivazione di agrumi” e relativo patrimonio Aziendale, comprensivo dei titoli A.G.E.A. per la percezione dei contributi nazionali/comunitari nello specifico settore, oltre che di una serie di terreni, autoveicoli, furgoni, trattori e conti correnti, per un valore complessivo di 500.000,00 euro, al netto delle eventuali disponibilità finanziarie che saranno rinvenute sui conti correnti e\o depositi degli indagati.