Cosche Pesce e Bellocco, otto fermi nel reggino per ‘ndrangheta ed armi
Otto persone, indagate per associazione di tipo mafioso e porto e detenzione illegale di armi e munizioni, aggravati dalle finalità mafiose, sono i destinatari di un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla locale Procura Distrettuale Antimafia ed eseguito la notte scorsa, nel corso dell’operazione denominata “Sant’Anna”, dai Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, insieme ai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza reggina.
Al centro delle indagini dei Carabinieri, le dinamiche criminali delle cosche ‘ndranghetistiche rosarnesi dei “Pesce” e dei “Bellocco” (all’indomani della scarcerazione - dopo 21 anni di detenzione - dello storico boss, Umberto Bellocco) e gli interessi del sodalizio nel traffico di armi e stupefacenti.
I particolari del blitz saranno resi noti nel corso di una conferenza che si terrà presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria alle 11.30 di questa mattina.
h 9:43 | Il provvedimento scaturisce dagli esiti di due attività investigative svolte sul contesto mafioso della Piana di Gioia Tauro, sviluppate in due periodi differenti: il primo – si legge in una nota del Nucleo PT/GICO – Sezione G.O.A. della Guardia di Finanza di Reggio Calabria - tra settembre 2012 e ottobre 2013 all’indirizzo del latitante Giuseppe Pesce, 34 anni, detto Testuni, divenuto reggente dell’omonima cosca all’indomani della cattura, nell’agosto 2011, del fratello maggiore Francesco, mentre il secondo - quale prosecuzione - tra i mesi di gennaio e giugno 2014, in direzione del suocero Umberto Bellocco, 77 anni, e di altri appartenenti all’omonimo sodalizio, di cui l’anziano boss è il capo fondatore.
In particolare, il primo Segmento di indagine ha principalmente mirato alla localizzazione e al rintraccio del latitante Giuseppe Pesce, 34 anni, reggente dell’omonima famiglia mafiosa (del ramo Testuni), che si era sottratto all’esecuzione nel corso della c.d. operazione “All Inside”, conclusa dall’Arma reggina nel maggio 2010. L’intensificarsi della pressione investigativa soprattutto con il fermo di indiziato di delitto del PM tra i mesi di aprile e maggio 2013 della moglie Ilenia Bellocco (45 anni) e del maggiore favoreggiatore Domenico Sibio (36 anni), hanno indotto il latitante, il 15 maggio 2013, a costituirsi presso la Tenenza dei Carabinieri di Rosarno.
La prosecuzione dell’attività ha invece consentito di accertare le complessive dinamiche associative sviluppatesi all’interno della società di Rosarno a seguito della scarcerazione dello storico boss Umberto Bellocco (77 anni), avvenuto nel mese di aprile 2014, dopo una detenzione durata oltre un ventennio.
È fin da subito emerso – si legge ancora nel comunicato - la dinamicità criminale di Umberto Bellocco, il quale collaborato dai più stretti sodali, la maggior parte appartenenti al medesimo contesto familiare, finalizzata alla riaffermazione della propria leadership, anche attraverso il ripristino di preesistenti relazioni con gli esponenti apicali di altre compagini mafiose e la riorganizzazione delle attività illecite della cosca sul territorio rosarnese.
A tale scopo peraltro è stato anche documentato come Bellocco e gli altri affiliati destinatari del medesimo provvedimento non solo avessero ampia disponibilità di armi, ma altresì come si siano attivati per reperirne altre, di maggiori micidialità.
Sono stati documentati, infine, gli interessi del sodalizio nel traffico di sostanze stupefacenti, nel cui ambito si inseriscono le convergenze investigative della Guardia di Finanza, che vedono coinvolto Umberto Emanuele Oliveri, nipote di Umberto Bellocco, indicato dallo zio quale reggente degli interessi della potente cosca di ‘ndrangheta nei traffici illeciti all’interno del porto di Gioia Tauro.