Imprenditore ritenuto legato a clan reggino, sequestrati beni da 800 mila euro
Beni del valore di circa 800 mila euro sono stati sequestrati a Gianluca Domenico Ciro Favara, imprenditore 48enne attualmente detenuto e considerato dagli inquirenti contiguo alle cosche di 'ndrangheta di Rosarno e Reggio Calabria.
Il sequestro è stato eseguito dalla Dia dello Stretto e colpisce società, beni mobili ed immobili riconducibili all’uomo: si tratta in particolare del patrimonio aziendale di una ditta individuale di Rosarno (che opera nel settore della lavanderia), il capitale sociale ed aziendale di un’altra azienda sempre con sede legale a Rosarno ed unità locale a Campo Calabro (che opera nelle forniture di catering, stireria e tintoria).
Favara è attualmente detenuto dopo essere stato coinvolto nell’operazione ‘Ndrangheta Banking che, nel 2014, venne condotta dai carabinieri del Ros di Reggio insieme alla Dia di Milano e del capoluogo calabrese. Al 48enne è stato contestato il reato di usura, di estorsione, lesioni, violenza privata ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria (aggravati dalla modalità mafiosa).
Secondo le indagini della Dia un gruppo organico al clan Pesce-Bellocco di Rosarno, con intimidazioni e modalità “tipicamente mafiose”, avrebbe aggredito il patrimonio mobiliare e immobiliare di imprenditori milanesi, utilizzando a tal fine condotte estorsive e usurarie.
Nel dicembre del 2014, Favara (arrestato nel 2011 nell’ambito dell’operazione denominata "Reggio Nord") fu condannato, in primo grado, a 10 anni di carcere per associazione per delinquere di stampo mafioso ed intestazionefittizia di beni: secondo gli inquirenti avrebbe avuto un ruolo di partecipe alla cosca dei Condello gestendo e curando la gestione e gli affari illeciti del gruppo criminale.