Libri: presentato “Il Fruscio dell’erba Selvaggia”ai Caffè Letterari dell’ XIX° Festival dell’aurora
Settimo Appuntamento dei Caffè Letterari dell’ XIX° Edizione del Festival dell'Aurora organizzato da Fondazione Odyssea e Fabbrica delle Arti con il patrocinio del Comune Di Crotone e della Provincia di Crotone. I Caffè Letterari nascono dalla collaborazione con la Lega Navale Italiana sezione di "Crotone", gli Amici del libro e Mondadori bookstore di Crotone.
La presentazione del libro "Il Fruscio dell'Erba Selvaggia" di Giuseppe Munforte è stato il primo appuntamento della piccola rassegna letteraria dedicata agli autori della casa editrice Neri Pozza. L'incontro si è tenuto, sabato 2 febbraio alle ore 18:00, presso la Lega Navale Italiana sezione di "Crotone" ed è stato moderato da Simone Carozzo.
Giuseppe Munforte è nato e vive a Milano. Ha esordito nel 1998 con il romanzo Meridiano (Castelvecchi), Premio Assisi per l’inedito 1996. Tra le sue opere figurano La prima regola di Clay (Mondadori, 2008), Cantico della galera (Italic- Pequod, 2011), La resurrezione di Van Gogh (Barbera, 2013), Nella casa di vetro (Gaffi, 2014), romanzo finalista al Premio Strega 2014, Dove batte l’onda (Melville, 2015).
L’autore ha, nel corso dell’incontro, ha parlato del proprio romanzo, in una sorta di intervista che ha coinvolto il pubblico accorso per l’occasione, evidenziando quali sono stati i motivi che hanno lo hanno spinto a scrivere questa sua opera.
Il titolo del romanzo, Il fruscio dell’erba selvaggia, deriva da un verso del poeta e romanziere russo Evgenij Aleksandrovič Evtušenko e tesse i destini di personaggi che, sullo sfondo di una Milano periferica, cupa e malinconica, vivono un’esistenza in cui innocenza e crimine, onore e vergogna, redenzione e autodistruzione si rovesciano continuamente, come guanti di cui è impossibile distinguere il diritto e il rovescio. “Nessuno dei personaggi di cui narro – afferma l’autore – è frutto di fantasia, ma tutti derivano dall’esperienza che può essere letteraria, cinematografica ma anche personale”. L’intero romanzo possiede quasi un alone noir, anche se “quello che più mi interessava era mostrare le “questioni morali” interiori, legate ai personaggi, senza però che mai trasparisse una sorta di giudizio morale”.
Con una scrittura capace di farsi concitata nei momenti di tensione, e lirica e poetica in quelli di introspezione psicologica, Il fruscio dell’erba selvaggia mostra una galleria di personaggi indimenticabili – le ambigue figure dello zio e del frate e quella del giovane segnato da un destino inaggirabile di violenza ed emarginazione – in cui la vita si offre nell’assoluta contingenza delle scelte e nell’irrisolvibilità del suo mistero.