Tripodi (Art1): “gestione commissariale, situazione drammatica per cittadini e strutture private”
“In Calabria una vicenda paradossale è quella che riguarda le strutture sanitarie private accreditate con il servizio sanitario regionale - ad affermarlo è il segretario provinciale di Art.1-Mdp Alex Tripodi.
“La successione delle gestioni commissariali della sanità calabrese, condurrà al fallimento ed alla chiusura di numerose strutture private accreditate del nostro territorio, seppellite dei debiti accumulati per pagare mutui bancari e fornitori”.
“A seguito della mancanza di risorse e risposte alla grave situazione le strutture che son riuscite finora a mantenere posti di lavoro e servizi - prosegue Tripodi - sono rimaste incredule a fronte delle prese di posizione della nuova gestione commissariale Cotticelli-Schoel.
Appare drammatico come a parere degli attuali responsabili della gestione commissariale, le strutture che negli anni 2017 e 2018 abbiano erogato le prestazioni in regime di accreditamento non avrebbero diritto ad alcuna remunerazione rispetto ai budget sottostimati, pertanto gli erogatori delle strutture private avrebbero finanziato i Lea ai loro concittadini”.
“Questa situazione surreale - afferma Tripodi- è di tutta evidenza illegale e foriera di grave ed irresponsabile danno per le strutture che dovrebbero necessariamente interrompere immediatamente le proprie attività con conseguenti ripercussioni del soddisfacimento di bisogno di salute dei residenti, che dovrebbero rivolgersi esclusivamente presso gli ospedali presenti sul territorio. Questo è per quanto riguarda il passato. Per il presente, vediamo che dopo una proroga di due mesi decisa con apposito decreto del commissario Cotticelli e del sub-commissario Schoel è giunto il momento di decidere il budget per il corrente anno, e le condizioni per le strutture sanitarie private accreditate”.
“In campo – prosegue - ci sono circa 3500 posti di lavoro di personale altamente qualificato, che già dal 1 marzo potrebbe essere licenziato a seguito della chiusura di tutte le strutture accreditate. Non è plausibile che per il finanziamento di un laboratorio analisi a gestione diretta dell’Asp il costo medio del personale sia di 250 mila euro, e che l’Asp per lo stesso personale delle strutture private assicuri il finanziamento di circa 70 mila euro”:
“Pertanto è evidente che vada tutelato da un lato il diritto alla salute dei calabresi che a causa delle lunghe liste d’attesa presso le strutture pubbliche e della potenziale chiusura delle strutture private accreditate si vedrebbero negare la possibilità di curarsi, e d’altra parte va difeso il diritto al lavoro di oltre 3500 lavoratori che tra pochi giorni potrebbero rimanere senza posto di lavoro. Nei prossimi giorni presenteremo un’interrogazione sul caso specifico, tramite i nostri parlamentari ed i nostri rappresentanti istituzionali alla Regione Calabria, per difendere il diritto al lavoro e alla cura” – closa il segretario Art1.