Peppe Fonte in concerto, presenta “Io non ci sono più”
L’appuntamento è per sabato 23 febbraio, all’Antica Stamperia Rubattino (in via Rubattino 1, Roma) con il concerto di presentazione del nuovo cd: una vera e propria festa che inizia alle 20 con una cena a buffet. Alle 21,30 invece l’inizio del concerto in cui l’artista calabrese, piano e voce, sarà accompagnato dalla tromba di Rocco Riccelli. Live painting di Beppe Stasi, autore dell’artwork del cdbook A rendere ancora più pregnante il richiamo all’indimenticato Piero Ciampi, ospite speciale della serata Pino Pavone.
Ma il protagonista indiscusso della serata sarà Peppe Fonte con il suo ultimo lavoro: “Io non ci sono più”. Fonte scrive canzoni da quando aveva quindici anni, complice l’incontro, ancora ragazzino, con Piero Ciampi e poi la frequentazione con il suo principale collaboratore, Pino Pavone, come lui calabrese e avvocato. Cantautore di razza, scrive canzoni come si usava un tempo, ispirate e nude. Storie vissute, accadute ad un metro di distanza, nelle quali la grande melodia italiana si sposa con una poesia del quotidiano e la musica, riecheggiando tra Livorno, Parigi e New Orleans, risuona allo stesso tempo della bellezza struggente della provincia italiana.
Figlio della scuola classica della canzone d’autore con leggere contaminazioni derivate dalla frequentazione di altri generi, anche la struttura musicale sottolinea questa ostinata direzione di marcia, ulteriormente evidenziata dall’orientamento degli arrangiamenti verso una precisa aspirazione artistica: arrivare agli altri nella maniera più semplice e vera possibile.
Una vocazione che è ampiamente confermata nel suo nuovo cd Io non ci sono più, edito da Squilibri, segnato dalla confusione del dubbio che agita le anime salve, costi quel che costi, senza nessun resto, con l’irresistibile inclinazione ad essere espliciti senza guardare in faccia nessuno, ma senza neanche cedere ad inutili strepiti. Un uomo ammalato di libertà srotola il filo delle proprie esperienze, raccontandole in musica. Sono storie e musiche di una gioventù che ha vissuto più di sballi che di balli, più di trucchi che di stucchi, nei vicoli meridionali e ciechi della sua Grecìa.
Di brano in brano, un sommesso monito in musica contro la deprimente decadenza dei nostri giorni si leva tra gente sempre meno in grado di trovare la giusta direzione laddove invece è di fondamentale importanza la ricerca del ritmo, inteso come battito del cuore e come drammatica confessione della paura che tutto questo un giorno possa finire.
Un impressionistico ritratto degli adolescenti di oggi, che sognano un giornale senza la pagina della morte, mentre nel brano che dà il titolo al disco si snoda una sorta di confiteor dove il dramma dell’uomo è quasi all’apice, in un disperato contrasto tra riso e pianto, vero e falso, essere o non essere. Chissà se è tardi risuona pertanto come una vera e propria resa dei conti, un documentario d’amore a singhiozzo tra le scene migliori e peggiori di ieri e di oggi. E allora ci sono giorni che sarebbe meglio evitare, evitare di andare, fiduciosi che L’amore di nuovo poi ti prende alle spalle e allora sei pronto a ripartire.
Già calciatore del Catanzaro ai tempi mitici di Massimo Palanca, avvocato nella vita reale e paroliere e artista nel sogno, Peppe Fonte darà prova anche al pubblico romano di queste sue innate capacità di raccontare in musica con canzoni che lasciano sempre il segno, come una ruvida carezza ma mai fuori dal pentagramma del gusto.