‘Tredici canti’, personaggi realmente esistiti e rinchiusi in manicomio nel libro di Marchitelli
È stato presentato il libro di Anna Marchitelli "Tredici canti (12+1)" inserito nella rassegna letteraria dedicata a Neri Pozza.
Dodicesimo appuntamento con i #CaffèLetterari della XIX° Edizione del Festival dell'Aurora, organizzati da Fondazione Odyssea e Fabbrica delle Arti in sinergia con Amici del libro di Crotone e un noto Bookstore. L'incontro è stato moderato da Rosanna Frandina ed è ha visto una grande partecipazione di pubblico, soprattutto di giovani.
Primo libro in prosa, nato da una “lunga frequentazione di anni” del ex manicomio Leonardo Bianchi di Napoli, Tredici Canti sono le storie di tredici personaggi etichettati come “folli” dall’allora società:
“Loro, finalmente, possono ricostruire tutta la loro esistenza, da una condizione di morti – dice l’autrice - e consegnarla alla collettività, che finalmente si pone in ascolto, permettendo loro di essere liberati, di rinascere “.
Il numero “13” rappresenta, in una sorta di linea evolutiva, la morte, la trasformazione e la rinascita; proprio ciò che sembra accadere, idealmente, a questi tredici protagonisti. Il viaggio nell’interiorità di questi “pazienti”, che vivevano la propria vita in una continua lotta tra genialità e angoscia di vivere, ha messo a dura prova l’emotività dell’autrice:
“Ho avuto l’esigenza di calarmi nelle carni di queste persone realmente esistite, quindi di provare un dolore autentico, tangibile, non solo attraverso le cartelle cliniche, ma anche attraverso la frequentazione del luogo, che oggi è abbandonato, ma urla ancora tanto”.
L’autrice, durante l’incontro, ha mostrato come i manicomi, fossero delle strutture nelle quali regnava il pregiudizio, dove, questi personaggi, furono rinchiusi, perché non obbedivano a quello che era il modo di rapportarsi con la realtà e quindi andavano isolati, dal tessuto sociale, che, invece, doveva avere una struttura ben codificata.
Anna Marchitelli, non solo ha raccontato, durante la presentazione, le vite di questi tredici personaggi, realmente esistiti, ma ha anche evidenziato come i manicomi, anche se oggi non esistono più, rimangono dentro ognuno di noi: "può esistere una struttura, che ci impedisca di essere quello che realmente siamo, che ci ponga in uno stato di rifiuto di noi stessi; e questo rifiuto può far scattare in noi continue nevrosi, che non ci permettono di vivere bene con il mondo che ci circonda e ci porta all’isolamento”.
Un viaggio, che è quindi all’interno di una malattia, nell’introspezione del proprio io, ma soprattutto all’interno di una società, sempre pronta ad individuare dei nemici, gente diversa, che viene emarginata, solo perché non rispetta i canoni di normalità imposti dal pensiero sociale e quindi pericolosi:
“Se prima chiudevamo dentro il manicomio una donna, che era isterica perché cercava una gravidanza, o al contrario donne che non si erano mai sposate o non avevano avuto figli, erano viste come qualcosa di non sano, oggi il nemico lo individuiamo nell’immigrato a cui chiudiamo le porte in faccia”.