Catanzaro: 150unità, venerdì riflessione sul rapporto tra cinema e storia
La riflessione sul rapporto tra cinema e storia è al centro del dibattito del cineforum di 150unità, l’evento celebrativo promosso dalla Provincia di Catanzaro e da AreaCultura. Venerdì 28 gennaio, alle ore 17:30 presso il MUSMI, verrà proiettata la quarta pellicola in programma: Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato, un film che senza la retorica dei sentimenti e delle idee espone i fatti con secca, implacabile precisione. Ispirato a “Libertà”, novella poco nota di G. Verga, scrittore studiato, coltivato, approfondito da Vancini e basato su documenti d'epoca, il film ricostruisce le fasi del drammatico episodio avvenuto a Bronte, poco dopo l'impresa dei Mille. Voleva dimostrare come la Sicilia sia rimasta sempre la stessa, coi suoi uomini privilegiati, i suoi nobili arroganti e lazzaroni, il suo popolo sempre sfruttato.
TRAMA | L'impresa dei Mille significava sostanzialmente l'annessione della Sicilia al Regno d'Italia, ma non risolveva i secolari problemi dei siciliani. A Bronte, una cittadina del catanese, come in molti altri comuni, il Circolo dei Civili cercava di adattarsi alla nuova situazione politica mantenendo inalterati i privilegi dei "cappelli" o "galantuomini". Il liberale avvocato Nicola Lombardo, insediatosi nel municipio con l'incerta autorità conferitagli dal governatore di Catania, cercava inutilmente di frenare la reazione popolare e di cominciare un lavoro di riorganizzazione all'insegna della giustizia e dell'uguaglianza. L'ardore dei "picciotti" e la faziosità del carbonaro Calogero Gasparazzo avevano il sopravvento e in pochissimo tempo mietevano 15 vittime. Lombardo impediva a Gasparazzo di scendere in campo contro le forze regolari, guidate dal colonnello Pulè, inviate per ristabilire l'ordine. Nino Bixio, tutto preso dai preparativi per lo sbarco in Calabria, non poteva lasciare focolai di rivolta alle sue spalle e si recava personalmente a Bronte con un forte contingente di garibaldini. Deciso a dare all'intera Sicilia un esempio salutare, faceva arrestare 150 persone e istituiva un tribunale militare con l'incarico di processare in una giornata i cinque maggiori indiziati, fra i quali l'avv. Lombardo e lo "scemo del paese". Il processo si riduceva così ad un "giudizio ex abrupto" simile a quelli dei tempi dei vicerè. Gli imputati venivano tutti riconosciuti colpevoli, condannati e fucilati.