Al Palateatro comunale di Mirto la presentazione del libro “Solcare la polvere”
Il palateatro comunale “Giacomo Carrisi” di Mirto ha ospitato un’interessante iniziativa di carattere socio-culturale. Alla presenza di circa 250 studenti delle scuole cittadine di Mirto Crosia si è tenuta la cerimonia di presentazione del libro “Solcare la polvere” del docente Maurizio Traversari.
Numerosi ospiti sono giunti anche dai paesi viciniori. In platea diversi rappresentanti delle istituzioni e dei sodalizi della cittadina ionica. Non sono mancati interventi, da parte di adulti e degli stessi studenti, che hanno consentito di dare una lettura completa del libro, grazie alle sfaccettature giunte dai diversi ospiti. Una carrellata ampia, trattando la tematica da angolazioni diverse.
La conferenza si è aperta con una sorta di “ping pong” fra il sociologo e giornalista Antonio Iapichino e l’autore Maurizio Traversari. Il professionista crosimirtese ha cercato di pungolare il professore sugli aspetti sociologici contenuti nel libro e rintracciando, al contempo, elementi attualizzabili nel contesto sociale calabrese e del basso Jonio cosentino in particolare.
Dapprima il giornalista ha creato i presupposti per un’autopresentazione dell’autore, quindi, a seguire un confronto diretto fra i due. Traversari, originario di Caloveto, ha effettuato gli studi universitari a Firenze, mentre dopo la laurea ha fatto esperienze lavorative, insegnando materie umanistiche in Germania e, successivamente, nella stessa Toscana. “Il libro – ha spiegato il professore Traversari – invoca alla ricerca della verità”. Inoltre, ha evidenziato che la spiritualità aiuta a raggiungere quest’obiettivo.
Il sindaco di Crosia, Antonio Russo, ha portato i saluti dell’intera Amministrazione comunale, e ha sottolineato che l’attuale esecutivo è impegnato a lavorare per crescita dei giovani. Il collaboratore del dirigente scolastico del /Liceo scientifico di Mirto, Gianfranco Manna, ha sottolineato che in questo volume di Traversari viene rappresentato “l’intimo e travagliato percorso di ciascuno di noi, nella ricerca metaforica di una donna, di un luogo, di un tempo che è la ricerca della verità, la ricerca dell’identità del luogo più remoto e misterioso: il nostro cuore”:
Al regista Adriano Beraldi è toccato il compito di leggere alcuni brani del libro. La conferenza è stata arricchita dagli intermezzi musicali degli artisti locali Giovanni Comite e Davide Stasi.
Lo storico locale Pierpaolo Cetera, ha analizzato il testo da “semplice lettore”. Ha messo in risalto che la lettura del romanzo desta meraviglia. Ci si immerge in un racconto breve ma denso. In altri termini, ha spiegato che si tratta di una scrittura leggera, adatta alla formazione.
“Nel romanzo l’autore – ha affermato Cetera – ha puntellato il racconto seguendo un topos classico, cioè, alcuni luoghi in cui il protagonista si trova a compiere una scelta”. Lo storico ha sottolineato il termine “scelta” “perché – ha detto – è un verbo ricco di sfumature, apparentemente in corrispondenza biunivoca alla libertà, alla vita, all’amore. Ebbene – ha aggiunto – secondo i precetti della spiritualità orientale ogni nostro comportamento si lega a un filo destino. Quel che facciamo si unisce a un prodigioso movimento dell’intero, a un divenire in cui ogni piccola particella è dentro un ciclo eterno in cui tutto si unisce, si dissolve, si riunisce e si dissolve di nuovo, cosicché siamo tutti fatti della stessa sostanza”.
L’autore locale Mimmo Bitonto, ha esordito affermando di essere innamorato del libro e della lettura “perché – ha spiegato – ci consente di conoscere un’altra realtà”.
A giudizio di Bitonto per leggere un libro è necessario rispettare la punteggiatura, ma soprattutto entrare nella mentalità dell’autore”. Rivolgendosi ai ragazzi presenti: “il fruscio della carta non lo si trova nel telefonino”. Nel corso del suo intervento Bitonto ha tracciato anche elementi di carattere filosofico e grammaticale.
Il libro di Maurizio Traversari, proposto sotto forma di romanzo, edito da Aletti, parla di Mbote, questo il nome del protagonista, che vive col nonno a Kathmandu, ai piedi dell’Himalaya. Non ha mai conosciuto sua madre, della quale ha un vago ricordo, ma studia le Upaniṣad e vive la quotidianità apparentemente immobile di una città ai confini del mondo. Mbote, sotto la guida del nonno e del Gran Consiglio, assimila la cultura induista e cerca, tra un rimedio e un nuovo problema, di superare l’apatia e le problematiche di tutti i giorni. Siamo alla fine degli anni Sessanta e tutto il Tibet è sconvolto dalla rivoluzione culturale di Mao. Presto il nonno di Mbote muore e il ragazzo intraprende un viaggio teso a dare delle risposte ad alcune domande che lo assillano: chi era veramente sua madre? Perché il nonno non voleva parlargli della madre e degli studenti che distruggevano i templi? Mbotè si ritroverà solo in mezzo a tanta gente, che dovrà affrontare con la sua coscienza e la sua storia, con i suoi ricordi che riaffiorano nitidi. Forse quella era la verità che cercava.