La paura dell’altro nell’opera The blast-Solitudini e migrazioni: in scena al Teatro Apollo
Inserito all'interno della XIX edizione del Festival dell'Aurora "Mediterranean without frontiers" organizzato da Fondazione Odyssea e da Fabbrica delle Arti e diretto da Franco Eco, è andato in scena lo spettacolo della sabato sera al Teatro Apollo, ad opera della Compagnia Teatrale García Lorca, “The Blast - Lo Scoppio. Solitudini e Migrazioni”.
Lo spettacolo scritto e diretto da Patrizia Viglino, con le scenografie di Ugo Nikodimovich, con Pietro Pais.
The Blast, racconta di solitudini individuali, del mondo virtuale dei social e della fiumana di migranti alle nostre porte. Un testo attuale per meditare sul tempo presente.
“Lo spettacolo vuole mettere in luce la mentalità dell’europeo medio – dice Patrizia Viglino – che vuole proteggere i propri privilegi, che davanti una richiesta d’aiuto trascura la propria umanità. Però questa richiesta d’aiuto arriva in qualche modo, forse per far cambiare anche la coscienza”.
E’ un lavoro contemporaneo che affronta il tema dei Migranti in uno scenario che richiama, scenograficamente, un cantiere in costruzione, immagine metaforica dell’Europa e delle sue politiche in materia di migrazione. In scena scorrono le vite di persone che hanno smarrito il senso degli affetti e della solidarietà, che vivono dentro ad un mondo ovattato dalla comunicazione virtuale, incapaci di affrontare i problemi reali e di comunicare i propri sentimenti, vittime di un sistema di informazione distorto che li relega nella paura dell’altro e nel terrore degli attentati terroristici.
“Lo spettacolo nasce dalle esigenze di parlare di questo fenomeno come di qualcosa che bussa alle nostre porte e non può essere ignorato e dall’altro lato di come questo problema venga percepito dalle persone; una percezione che, però, spesso è distorta”.
Sul palco si alternano vari personaggi, i quali affrontano un percorso evolutivo di formazione, per giungere a una maggiore consapevolezza della realtà circostante, anche se spesso questa consapevolezza non viene catturata appieno. L’importanza di conservare un sentimento di umanità nella relazione con gli altri, diventa, quindi, fulcro dello spettacolo, che assume i connotati di un vero attacco a quel mondo virtuale e distaccato che è stato costruito nel tempo.
Un’esplosione (the blast), un attentato nel cuore dell’Europa diventa, non solo il titolo dello spettacolo, ma lo snodo della vita di tutti i personaggi, che in maniera diretta o in maniera indiretta, vivono la drammaticità della violenza imposta dal terrorismo e della guerra. La fuga da un luogo chiamato casa, che si ama e che non si vorrebbe abbandonare, la speranza di raggiungere un mondo migliore e senza guerra, ma anche consapevolezza che il viaggio non sarà semplice e ancora meno semplice sarà il farsi accettare dagli altri, che osservano il migrante con sospetto e paura, sono solo alcuni degli elementi rappresentati nell’alternanza di dialoghi e monologhi che si sono succeduti sul palco.
“La percezione distorta del problema appare come qualcosa di inspiegabile, che non può trovare la sua unica spiegazione con la motivazione, è tutta colpa della guerra”.
Dal punto di vista artistico lo spettacolo di avvale di una scenografia di grande effetto e dell’utilizzo di elementi multimediali. Le musiche e le danze costituiscono una parte essenziale del lavoro e richiamano le ambientazioni decadenti degli anni Novanta. Interessante l’utilizzo di maschere, costumi ed oggetti creati dallo scenografo Ugo Nikodimovich.