Uccise madre, disposta perizia su giovane a Catanzaro

Catanzaro Cronaca

Marco Umberto Caporale, il 21enne catanzarese che lo scorso maggio ha ucciso sua madre, era capace di intendere volere quando ha sgozzato la donna con un forchettone da cucina? A questa domanda risponderà il perito nominato oggi dal giudice dell'udienza preliminare Livio Sabatini, davanti al quale, dopo la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal sostituto procuratore Elio Romano, e' iniziato il giudizio abbreviato voluto dal giovane. La richiesta dell'avvocato Francesco Gigliotti, difensore di Caporale, e' stata di un rito alternativo (che in caso di condanna comporta lo sconto di pena di un terzo) subordinato, per l'appunto, all'effettuazione di una perizia psichiatrica che chiarisca se il 21enne aveva la piena capacità al momento del matricidio, ed il giudice l'ha ammesso, affidando il relativo incarico alla dottoressa Francesca Palazzo, mentre consulente della difesa sarà il dottore Massimo Rizzo. Per conoscere l'esito della verifica medica il 9 marzo si tornerà in aula, dove sono presenti anche il padre e la sorella dell'imputato, che però non sono costituiti parte civile. Marco Umberto Caporale risponde dell'omicidio volontario aggravato di sua madre, Maria Concetta Sacco, 53 anni, insegnante elementare, uccisa nel corso di una discussione nella tarda serata del 5 maggio scorso a Catanzaro, nel quartiere Lido, nell'abitazione di famiglia che si trova sul lungomare. Quando i carabinieri entrarono in quella casa, dopo essere stati allertati da una telefonata con la quale si segnalava una violenta lite in famiglia, si trovarono di fronte ad una scena agghiacciante. La porta dell'appartamento era aperta, il corpo esanime della Sacco era a terra, in una pozza di sangue. In casa c'erano il marito, Franco Caporale, 62 anni, pensionato Telecom, e la figlia Emanuela, 27, sotto shock. L'unico figlio maschio della coppia, Marco, era barricato nella sua stanza. I militari avevano a quel punto sfondato la porta della cameretta trovando il matricida con le mani alzate, in stato confusionale, con la maglietta e le braccia ancora sporche del sangue di sua madre, e con accanto un forchettone pure imbrattato di sangue, e piegato dalla forza dei colpi inferti alla Sacco. Finito in manette con l'accusa di omicidio il giovane Caporale, l'indomani, si era infine avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari.