Cgil: “sul porto di Gioia urge prima un confronto territoriale poi con il Consiglio dei Ministri”
“La lettera del Presidente Oliverio, anticipata da una precedente del Professore Francesco Aiello, componente del comitato di indirizzo della Zes, deve spingere il Commissario straordinario dell’Autorità portuale Agostinelli a fare partire l’importante strumento di sviluppo, fortemente voluto dal sindacato unitario e punto centrale su cui il governo regionale e nazionale dovrebbero dialogare, per un piano di investimenti e sviluppo produttivo".
È così che apre il discorso la Cgil rimarcando l’importanza di “inserire il Porto di Gioia Tauro nell’accordo Italia-Cina potrebbe avere un senso nel doppio percorso invocato dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Attualmente, nei traffici commerciali con la Cina, il nostro Paese è soccombente sia sulla tecnologia che sulla innovazione, ma è competitivo sulla qualità e l’agroalimentare, sul capitale umano. Inoltre servono dotazioni infrastrutturali che i porti devono avere per essere competitivi con i porti internazionali e che non tutti hanno, per queste ragioni occorre definire e completare le infrastrutture previste con gli accordi per il Porto Gioia Tauro, richiamati dalla regione Calabria, che sono attualmente bloccati”.
“Il Governo nazionale e regionale, devono una volta per tutte, sciogliere il nodo della finalità che il Porto di Gioia Tauro deve avere, nel Paese, con lo sviluppo delle attività del retroporto e delle altre strutture ricadenti nell’autorità portuale, nel bacino dell’Euromediterraneo e nei grandi processi di mobilità delle merci nello scenario transnazionale, senza escludere il corridoio meridiano. A questo proposito è inspiegabile la scelta del governo nazionale di costituire una nuova autorità di distretto che di fatto penalizza fortemente quella di Gioia Tauro, in un momento delicato per i destini del Porto e dei lavoratori, che aspettano risposte concrete sul loro futuro”.
“Il Consiglio dei Ministri annunciato in Calabria può diventare una opportunità ma non può essere monotematico, - insiste la sigla - pur consapevoli che la situazione sanitaria calabrese è da allarme rosso e che occorre intervenire subito.Per la Calabria servono misure ed interventi concreti sul piano dello sviluppo e del lavoro, per rilanciare investimenti pubblici, per le attività produttive sostenibili. Abbiamo proposto come Cgil di attivare una Agenzia nazionale, con il concorso delle partecipate pubbliche nazionali, per un piano di investimenti pubblici nel mezzogiorno. Si parta dalla Calabria".
"Serve sbloccare il turn-over nella pubblica amministrazione e stabilizzare il precariato. Occorre un piano di investimenti per la manutenzione del territorio, delle aree interne, delle strade di collegamento e delle grandi infrastrutture su ferro. É impensabile che l’unico freccia argento pomeridiano giornaliero proveniente da Roma, è sempre pieno e non sia prenotabile, se non una settimana prima e non si convochi Trenitalia per discutere di un piano di collegamenti della Calabria con il resto del Paese. Così come è necessario concordare un piano di riforme istituzionali e delle partecipate pubbliche che la regione Calabria non è stata in grado di fare in questi anni”.
“Un tema che – sottolinea la nota - è necessario affrontare con grande determinazione è quello del contrasto alla ndrangheta e alla corruzione, che ad oggi, è stata derubricata tra le priorità del Governo nazionale. In Calabria, l’invasività della ndrangheta ed il rapporto massoneria-ndrangheta-politica è il vero nodo da affrontare, quello che tiene una regione in ostaggio di comitati di affari, clientele e corruzione, ne priva la crescita e ne determina il sottosviluppo. Su questo serve l’intervento maggiore. Dotare la Magistratura calabrese, le procure antimafia, di Magistrati, di componenti dell’area investigativa, di maggiori organici nelle forze dell’ordine, di Tribunali efficaci, di tecnici e amministrativi della giustizia, rivedendo gli errori della riforma della geografia giudiziaria che ha desertificato importanti presidi di Giustizia territoriali, diventa prioritario e necessario”.
“Per questo ragioni ed altre ancora è necessario che il Consiglio dei Ministri non sia monotematico e produca un piano di interventi concreti e straordinari (un vero piano Calabria). Una Calabria – conclude l’organizzazione - non interessata solo sul luogo dove tenersi il Consiglio dei Ministri, ma che ragioni del suo futuro, che non vuole ritenersi una Regione commissariata, ma una Regione normale”.