Violenza di genere, concluso il secondo incontro per il ciclo “Fa la differenza”

Cosenza Attualità

“Decostruire pregiudizi e stereotipi di genere per promuovere modelli culturali ed educativi alternativi che tengano conto dei principi d’uguaglianza e rispetto reciproco”: questo, secondo l’avvocata Marina Pasqua, il senso del progetto “Fa la differenza”, ciclo di seminari rivolti alle studentesse e agli studenti degli istituti d’istruzione superiore rendesi promosso dall’assessorato alle pari opportunità che si è concluso giovedì scorso al cinema Garden.

“Gli incontri – ha affermato l’assessora - hanno innescato nei ragazzi e nelle ragazze una serie di riflessioni sulla tematica della violenza di genere. Nostro intento è stato quello di diffondere,sensibilizzandoli alla parità di genere, tematiche specifiche come la comunicazione, la protezione e la tutela, che permettessero di riconoscere questo fenomeno e la sua natura prettamente strutturale”.

“Siamo partiti lo scorso 27 febbraio dalla lectio della sociologa Graziella Priulla – ha proseguito la Pasqua - sul linguaggio inteso come visione del mondo, sulla primissima dicotomia maschio/femmina e sulla distorsione dell’atto comunicativo attraverso l’uso di stereotipi che trasformano la differenza in disuguaglianza. La giornalista Carla Monaco, poi, ha posto l’accento sul ruolo dei media e sulle politiche di prevenzione adottate dall’ordine dei giornalisti e, in particolar modo, dal sindacato Usigrai”.

Il 12 marzo, nel secondo degli incontri, Daniella Ceci, tra le fondatrici del centro antiviolenza “R. Lanzino”, ha illustrato ai ragazzi e alle ragazze il sistema di protezione delle vittime di violenza. Giovanna Vingelli, ricercatrice Unical e direttrice del centro di Women’s Studies “Milly Villa”, ha invece relazionato sugli stereotipi di genere, su linguaggio dell’odio e sulla sua stretta correlazione con il linguaggio sessista, misogino e omofobo.

In quel meccanismo contorto per cui la differenza tra uomo e donna è diventata dominanza si insinua anche il discorso sul bullismo che è stato approfondito dalla psicoterapeuta Nelide Romeo. Lo scorso giovedì, infine, tutela e legalità sono state le tematiche trattate nell’ultimo seminario.

Nell’introdurre l’avvocata Pasqua ha dichiarato: “per la tutela delle vittime di violenza ci sono strumenti legislativi sovranazionali e nazionali che si muovono sull’asse della prevenzione, della punizione dei responsabili e della protezione e del sostegno alle vittime”.

L’assessora, dopo una disamina storica sul sistema legislativo, ha anche parlato agli studenti di temi attualissimi quali il cyberstalking, il cyberbullismo e il cosiddetto “revenge porn”.

Spazio, poi, alla vicepresidente Dire Antonella Veltri: “bisogna promuovere politiche di contrasto e di prevenzione al fenomeno della violenza di genere e per farlo è necessario ribaltare il discorso culturale sessista e sradicare quegli stereotipi che coinvolgono sia gli uomini che le donne e che ne ingabbiano la libertà di essere sé stessi. Manca un sistema legislativo integrato: spesso le norme non vengono applicate e si assiste al processo di ri-vittimizzazione. Pari opportunità significa partire tutti dallo stesso punto per arrivare allo stesso orizzonte”.

Il sostituto procuratore Donatella Donato ha illustrato il lavoro svolto dalla procura e dal pool antiviolenza di cui è componente: “abbiamo attivato una serie di protocolli che ci vedono collaborare con i centri antiviolenza, le questure e i presidi ospedalieri. Il nostro obiettivo è quello di tutelare le vittime di violenza nel rispetto dei principi di uguaglianza”.

Conclusioni affidate alla presidentessa del Comitato pari opportunità dell’ordine degli avvocati di Cosenza, Rosa Masi: “ogni tre giorni – ha affermato l’avvocata - muore una donna per mano del compagno o dell’ex partner e di chi subisce violenza solo il 10 per cento denuncia: l’Italia è all’avanguardia in tema di legiferazione, ma spesso manca l’intervenire con tempestività. Questo è un problema prettamente culturale: è necessario liberarsi da stereotipi e pregiudizi. Si avverte tra le vittime l’idea della inefficacia degli strumenti tutelativi come, d’altro canto, gli uomini avvertono una diffusa idea d’impunità. Questi pregiudizi sono già radicati nelle giovani generazioni: un ragazzo su tre pensa sia plausibile schiaffeggiare una donna e, senza fare distinzione di sesso, si ritiene la gelosia come sentimento positivo e non meramente possessività. Per questo ribadiamo l’urgenza di un rinnovamento della questione culturale. Per questo incontri come quello promosso dall’assessorato alle pari opportunità del comune di Rende appaiano essenziali”.