Imprenditore estorto per un debito inesistente, tre arresti a Torino

Reggio Calabria Cronaca

Ripetute minacce telefoniche, ma anche di persona. Poi un fatto angosciante: qualcuno che chiama l’asilo del figlio, di appena 4 anni, comunicando alla maestra che il bimbo sarebbe dovuto uscire prima dell’orario consueto. Nessuno però si presenterà a prendere il piccolo e i suoi familiari, avvisati dell’accaduto, confermeranno che nessuno di loro abbia fatto alcuna chiamata.

Alla base degli episodi una presunta richiesta estorsiva: 100 mila euro che avrebbero dovuto indennizzare un artigiano del torinese, Cosimo Damiano Marziano (60enne originario di Guardavalle, Catanzaro), per una causa in effetti persa dallo stesso sia in sede di tribunale civile che in Corte d’Appello.

Marziano per ottenere i soldi si sarebbe così rivolto ad altre due persone con precedenti penali: Roberto Loccisano, un 52enne di Gioiosa Ionica residente nella frazione Borgaretto di Beinasco, e Cristian Scognamiglio, 42enne originario di Pinerolo residente a Orbassano.

Tutti e tre sono finiti in carcere, con l’accusa di tentata estorsione aggravata, al termine di un’indagine condotta tra ottobre del 2018 e il gennaio di quest’anno, dai Carabinieri del Comando provinciale di Torino.

Tra i nomi spicca proprio la figura del calabrese, Loccisano, che come scrive lo stesso Gip che ha firmato l’ordinanza a loro carico, è “gravato da un assai allarmante precedente per omicidio commesso negli anni Ottanta nonché da ulteriori annotazioni relative a reati assai gravi per quanto risalenti nel tempo”.

Il riferimento è ad un fatto di sangue che risale a 35 anni fa, al 1984, quando fu ammazzato Rocco Gerardo Panetta, il cui corpo venne ritrovato poi in un casolare abbandonato a Ponzo di Gioiosa Ionica; assassinio per il quale Loccisano fu processato allora in Calabria.

La vicenda di oggi, invece, vede come vittima un impresario edile torinese, perseguitato appunto per convincerlo a pagare quei 100 mila euro.

Secondo gli inquirenti, non riuscendo a fargli sborsare la somma i presunti estorsori sarebbero passati alle vie di fatto, ovvero dalle minacce alle paventate ripercussioni anche sulla sua famiglia, a cui si ricollegherebbe l’episodio dell’asilo.

Il tentativo estorsivo sarebbe dunque partito dal contenzioso legale tra una ditta di carpenteria metallica, riconducibile all’artigiano arrestato, e la l’imprenditore piemontese.

Dagli atti dell’indagine risulta che nel 2010 Marziano eseguì dei lavori, da circa mezzo milione di euro, per conto di quest’ultimo, pagati regolarmente.

Qualche anno dopo, però, l’artigiano fece causa all’imprenditore edile, sostenendo di aver dovuto affrontare delle spese impreviste, per 100 mila euro. Vicenda che finì in tribunale e come detto a sfavore dell’artigiano che in due gradi di giudizio non ebbe ragione delle sue pretese.

Secondo gli investigatori, però, l’uomo non avrebbe ritenuto chiusa la vicenda, continuando a pretendere il denaro. Nel luglio del 2018, così, sarebbero entrati in scena gli altri due che con, una scusa, avrebbero avvicinano il fratello dell’impresario sotto casa, nel centro di Torino, chiedendo informazioni.

Entrambi furono ripresi dalle telecamere del palazzo e la presunta vittima, insospettito dall’episodio, salvò anche le immagini.

Ne seguirono minacce, sempre più insistenti, fatte di telefonate ed incontri per pretendere il denaro. Un episodio dopo l’altro in cui l’imprenditore si sarebbe sempre rifiutato di pagare. Infine l’epilogo, con la denuncia ai carabinieri a cui la vittima consegnerà anche i filmati e le registrazioni degli incontri.