Lavoro “nero” e sicurezza: controlli nel reggino, sospese attività e denunciati numerosi titolari
Dall’inizio dell’anno i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria hanno ispezionato 82 aziende operanti in diversi settori produttivi della provincia, dall’agricoltura, all’edilizia, alla logistica e alla ristorazione, nel corso delle attività di verifica stabilite d’iniziativa o di specifiche campagne di prevenzione disposte dalla Divisione Unità Specializzate Carabinieri o del Nil.
La costante azione di contrasto al lavoro sommerso ha consentito così di individuare 72 lavoratori “in nero” e 35 “irregolari”.
Inoltre 22 attività imprenditoriali sono state temporaneamente sospese per aver impiegato manodopera irregolare in misura superiore al 20% del totale di quella regolarmente assunta e trovata sul posto di lavoro, in alcuni casi anche la percentuale “in nero” riscontrata è stata vicino all’80%.
Per le irregolarità riscontrate sono state contestate, complessivamente, sanzioni amministrative per 290 mila euro e ammende, previa la contestazione di provvedimenti di prescrizione obbligatoria, per 120 mila di euro.
Per 24 imprenditori è scattata anche la denuncia all’Autorità Giudiziaria per non aver rispettato gli obblighi di sorveglianza sanitaria dei dipendenti, cosa che alcuni di essi avevano tentato di attestare falsamente con la complicità di professionisti compiacenti, segnalati anch’essi all’A.G.
Altri 6 datori di lavoro, poi, sono stati segnalati alle competenti Procure per l’impiego di lavoratori “clandestini” sul territorio nazionale e per lo sfruttamento degli stessi, il cosiddetto fenomeno del “caporalato”.
In questi ultimi casi gli accertamenti hanno evidenziato che gli indagati avrebbero impiegato la manodopera in condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno, sottopagandoli, ed elargendo loro una retribuzione palesemente difforme a quanto contemplato dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.