Tra dispotismo e democrazia, al Motorshow2 mari soffia “il vento dell’est”
Ci sono nuove forme di potere che minacciano la sopravvivenza del liberalismo. Più attuale che mai soffia “Il vento dell’Est” (2018, Laruffa editore) di Paolo De Luca al “Motorshow2Mari”, un appuntamento culturale nell'area convegni “Corrado Alvaro”.
Il vento dell'Est è quello dell'autoritarismo e che soffia su un'Europa che sta in mezzo ad America e Cina, schiacciata tra due masse che premono in direzioni opposte. Con la volontà di distruggere l'Europa che, divisa in piccoli stati, è più facile che sia preda di grandi potenze. «Un gioco sulla nostra pelle» chiarisce De Luca.
A farla da padrone il cosiddetto Gruppo di Visegard, un’alleanza costituita da Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia che portano avanti posizioni euroscettiche, sovraniste e rigide in tema di immigrazione. Il vento del dispotismo, pronto a disgregare la democrazia, elemento cardine dell’Europa unita, è ben gradito da personaggi come Trump o Putin, pronti ad annusare come squali, il sangue delle ferite della moneta unica o della stessa tenuta dell’Unione europea. È un vento capace di mettere insieme i regimi dispotici orientali con le “democrazie illiberali” (termine coniato dal premier ungherese Victor Orbán) del Gruppo di Visegrad e, dall'altro, con la cultura autoritaria dei movimenti populisti che stanno cambiando il panorama politico della Ue e dell’Occidente.
«Siamo di fronte ad una crisi ben più profonda ed estesa di quella che colpì l’Italia all’inizio degli anni Novanta- chiarisce lo scrittore - perché quella di oggi ha una dimensione non solo italiana ed europea, ma in definitiva riguarda l’idea stessa di Occidente, i principi di democrazia rappresentativa e di libero mercato. È una crisi di sistema, dunque, che non si esaurirà nel giro di pochi mesi o anni».
Un gioco in cui, e l’Italia post elezioni europee del maggio scorso ne è l’esempio, si fanno spazio a spintoni i sovranisti, sostenuti dal crescente aumento dei consensi dei partiti populisti. L’ombra che tutti avvertiamo, senza poter far nulla, è quella della nascita di un nuovo, moderno regime dispotico «senza manifestazioni plateali e in una torpida indifferenza» Ma De Luca non pensa ad un improbabile ritorno al fascismo, piuttosto ad una attenuazione progressiva delle libertà democratiche. Un cambiamento di cui proprio l'Ungheria rappresenta l'esempio più calzante. Dopo il caro prezzo pagato per conquistare le libertà democratiche, l’interrogativo che nasce spontaneo è: ma come potrebbero queste nuove forme di dispotismo convivere con la democrazia? Le due forme possono convivere se per democrazia si intende la capacità elettorale, il riconoscimento per i cittadini di andare a votare. Si pensi che sono democratici stai quali la Turchia, la Siria e il Kazakistan. In ballo ci sono i valori di libertà e di democrazia, la più significativa conquista della nuova Europa dopo la distruzione delle due Guerre.
«Queste conquiste – afferma De Luca - rischiano oggi di andare perdute, cancellate dal possibile collasso dell’intera impalcatura europea».
L’unico antidoto proposto per evitare che possano imporsi e stagnare i movimenti populisti, che si autodefiniscono unici portatori di verità. Dove trovare una soluzione: quello che è certo è che devono essere posti in essere seri “antidoti culturali”. “Il vento dell’Est” è l’ultimo saggio del giornalista e scrittore De Luca, già caporedattore del GR1 della RAI, autore di libri sui fenomeni politici internazionali, specie quelli riguardanti i movimenti populisti. Per Laruffa editore, De Luca ha pubblicato “La battaglia di Bruxelles”, “2011 viaggio al centro della crisi” e “Gli apprendisti stregoni, mappa del populismo in Europa”.