Terzo Settore dichiara stato di agitazione e si costituisce nel ‘Coordinamento Art.32’
Le Associazioni di rappresentanza delle organizzazioni del Terzo Settore, dei lavoratori e familiari, autoconvocatesi in Assemblea lo scorso 10 giugno scorso, fanno sapere che “hanno affrontato la gravissima problematica legata alla situazione in cui versa, ormai da diverso tempo, l’Azienda Sanitaria n.5 della provincia di Reggio Calabria. Da quando si è insediato l’ultimo commissariamento si registrano gravissimi ritardi gestionali e burocratici, cui si aggiunge, quale novità degli ultimi giorni, la richiesta di dichiarazione dello stato di dissesto per debiti pregressi ad oggi non meglio quantificati”.
“Il tutto in un sistema, quello della sanità reggina, che già di per sé si mostra come profondamente deficitario in termini di servizi e di risposte ai bisogni dei cittadini. Una carenza certificata dal documento programmatico recentemente approvato dalla Regione Calabria con DCA 166/2017 “Rete Territoriale”, che evidenzia in modo chiaro come il territorio dell’ASP di Reggio Calabria sia fortemente deficitario nella maggior parte delle tipologie di assistenza, con particolare riferimento proprio alle aree delle fragilità e delle fasce deboli: servizi residenziali e diurni per anziani, persone con disabilità, salute mentale e tossicodipendenza”.
“Ma se la maggior parte dei servizi è totalmente inesistente, i pochi che invece ci sono devono affrontare una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Tetti di spesa inadeguati, ritardi enormi ed incomprensibili nelle procedure di pagamento, aggravi nelle liquidazioni e negli adempimenti burocratici, difficoltà ad individuare gli interlocutori con i quali interfacciarsi – avanza la nota- un quadro drammatico, aggravatosi ulteriormente a seguito dell’ultimo commissariamento, e che oggi sta mettendo a serio rischio di sopravvivenza i servizi più esposti, proprio quelli gestiti dal Terzo Settore. Come ampiamente previsto, infatti, questa situazione di generale confusione sta ricadendo in prima istanza proprio sulle fasce più deboli e fragili. Sono i settori più “marginalizzati” infatti a risentire maggiormente delle difficoltà burocratiche ed amministrative che l’Azienda Sanitaria Provinciale sta patendo in questo momento di grave crisi gestionale ed amministrativa”.
LE CONSEGUENZE DEL DISSESTO
“Ed ora, evidentemente, il paventato dissesto rischia di aggravare ulteriormente la situazione. Infatti le realtà del Terzo Settore, come ad esempio quelle che operano nella tossicodipendenza e nell’ADI, che ancora vantano crediti risalenti al 2018, rischiano di vedere ulteriormente ritardata la procedura di pagamento oltre che ridotta la stessa sorte capitale delle fatture per prestazioni rese. Entrambe le conseguenze porrebbero una pietra tombale su questi servizi, considerando che se da un lato il ritardo accumulato non consente di attendere un giorno di più il pagamento del dovuto, dall’altro trattandosi di servizi retribuiti in funzione dei costi effettivi sostenuti, da enti senza fine di lucro, ridurre la sorte capitale significherebbe incassare meno di quanto si è speso, con conseguenze facilmente immaginabili e che porterebbero al fallimento delle organizzazioni stesse”.
LE QUESTIONI PIU’ URGENTI
“Senza tralasciare i temi generali sopra esposti, che riguardano in generale tutto il sistema della sanità reggina, durante l’Assemblea sono state affrontate nello specifico le seguenti questioni più urgenti”.
Servizi accreditati per le dipendenze patologiche (Comunità Terapeutiche) che spiegano le associazioni: “sono servizi gestiti integralmente da enti del Terzo Settore. Esperienze con oltre 25 anni di vita regolarmente accreditate e contrattualizzate, che hanno in carico circa 130 persone con problemi di dipendenza patologica. I pagamenti nei confronti di queste strutture risultano fermi a maggio 2018, oltre un anno di ritardo, per difficoltà meramente burocratiche ed organizzative da parte dell’ASP che non ha provveduto a sostituire il funzionario addetto alle liquidazioni per questi servizi. In caso di dissesto vedrebbero a rischio 7 mensilità, oltre ovviamente ad una ulteriore dilazione dei tempi dei pagamenti al momento non prevedibile. Considerando che ad oggi il problema burocratico non appare risolto, e che quindi sono ancora fermi i pagamenti, la sopravvivenza dei servizi è ad immediato rischio”.
Riguardo all’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) avvisano che: “dopo oltre un mese di inutile attesa la situazione del servizio di Cure Domiciliare Integrate è ulteriormente peggiorata. Non solo non si è trovata una soluzione al problema della formalizzazione del rapporto tra Asp e enti erogatori, ma si è aggiunta la richiesta di dissesto da parte dei commissari. Il diritto all’assistenza di cui dovrebbero godere circa 3000 persone nell’area metropolitana resta un diritto negato e ad oggi non ci sono realistiche prospettive di cambiamento in tempi brevi”.
“Gli Ets, che responsabilmente hanno atteso una soluzione per 6 mesi, - avanza la nota - continuando ad erogare il servizio per i pazienti già in carico, non sono più in condizioni di continuare. Di fatto, quindi, per un non meglio specificato principio di legalità, l’ASP ha sancito l’interruzione di un pubblico servizio. Le organizzazioni eroganti il servizio interromperanno le prestazioni a far data dal 1 luglio 2019. Di detta interruzione verrà data nei prossimi giorni comunicazione formale al Prefetto ed al Sindaco della Città Metropolitana per quanto di rispettiva competenza”.
Servizi per la psichiatria. “Le strutture psichiatriche sono tenute in uno stato di incertezza ormai da anni e hanno già comunicato che a breve saranno costrette a chiudere battenti. Strutture che nonostante la stessa Regione Calabria abbia sollecitato i Commissari dell’ASP, ancora ad oggi non sono state pagate per le prestazioni rese. Servizi per i quali sarà comunque necessario avviare tempestivamente le procedure di regolarizzazione e di accreditamento come recentemente previsto peraltro dal DCA 91/2019”.
CONCLUSIONI
“Alla luce di quanto sopra le sigle associative promotrici dell’Assemblea, hanno deciso di unirsi in un Coordinamento denominato “Articolo 32” al fine di operare in sinergia per la tutela del diritto alla salute dei cittadini reggini con particolare riferimento alle fasce più deboli e fragili. A tal fine le organizzazioni promotrici si impegnano ad allargare quanto più possibile il Coordinamento coinvolgendo tutte le sigle che condividono la necessità di un impegno concreto ed immediato per la salvaguardia del diritto superiore alla salute”.
“Il Coordinamento ha stabilito inoltre di notificare alla struttura commissariale dell’ASP n.5 il presente documento chiedendo nell’immediato: la convocazione degli “Stati Generali della Sanità reggina” coinvolgendo, oltre alle istituzioni del territorio, le sigle di rappresentanza associative e le parti sociali; la definizione all’esito degli Stati Generali, di un Patto per la Salute, che ponga impegni concreti sulla continuità dei servizi, con particolare riferimento a quelli rivolti alle fasce più deboli e fragili”.
“Rispetto a questi due punti, ed in attesa che sia chiaro l’intendimento da parte dell’ASP di agire per la risoluzione dei problemi evidenziati, da questo momento si dichiara lo stato di agitazione di tutte le organizzazioni del terzo settore operanti nel settore e che si riconoscono nelle sigle che compongono il Coordinamento “Articolo 32”. Al fine di perseguire gli obiettivi fissati, - concludono - verranno poste in essere tutte le azioni di lotta non violenta, disobbedienza civile e di sensibilizzazione di piazza che saranno ritenute necessarie per garantire e tutelare il diritto alla salute dei cittadini della provincia di Reggio Calabria”.