Face festival chiude un altro appuntamento con il concerto di Peppe Voltarelli
Il Parco Ecolandia ha abbracciato Peppe Voltarelli durante la terza giornata del Face Festival. Un concerto intimo ed emozionante, in cui il cantautore calabrese ha raccontato la Calabria degli immigrati e le miserie quotidiane, sempre con ironia e sarcasmo.
Voltarelli conserva un racconto per ogni luogo in cui è stato: da Montecarlo fino a Città del Messico, passando per Berlino, c’è un aneddoto ora curioso, ora ironico, rivelato sottovoce, come quei segreti che nessuno deve sapere. E il racconto è ultimamente al centro del suo lavoro: storie scritte delle cose che ha vissuto. “Mi piace molto raccontare, cantando e suonando. Certe cose per raccontarle le devi scrivere, immaginare, vivere. Vivere le cose che racconti ti dà una grande empatia con il circostante, questa curiosità di affrontare la gente e i luoghi, di descriverli, di visitarli, di scoprirli per la prima volta è una cosa che mi piace molto.” ha dichiarato a fine concerto.
Un moderno cantastorie, anche se lui stesso si definisce scherzosamente “un minatore”, per il suo andare alla ricerca di storie dimenticate, di cui ci si interessa poco, una musica non convenzionale e poco commerciale. Sarà per questo che non lo abbiamo mai visto partecipare al Festival di Sanremo. “Mi piacerebbe un giorno scrivere una canzone per Sanremo, non l’ho mai preso come impegno. Ho pensato che se succede, deve essere quasi una magia, in modo naturale perché quasi tutto quello che ho fatto è venuto sempre naturale”.
Tra i suoi omaggi alla Calabria durante il concerto, quello al maestro Otello Profazio, in una sorta di passaggio di testimone che Voltarelli ha raccolto con l’umiltà che lo contraddistingue. In comune con il più celebre cantastorie d’Italia, la canzone di tradizione, l’uso sapiente del dialetto calabrese nelle loro canzoni, il saper raccontare e cantare il sud con ironia.
Sud e meridione al centro anche della performance di Kalura Meridionalismo, che ha preceduto il concerto di Peppe Voltarelli con uno spettacolo che racconta il mondo di una volta. “Munnu era!” nasce da un libro di Isaia Sales, Storia di un’Italia Mafiosa che “ci ha portato a fare un percorso storico dove il filo conduttore è la terra, perché i nostri territori erano territori agricoli e quindi è importante parlare anche di lotte contadine per capire la nostra storia”.
Un viaggio nella storia dell’Italia meridionale, un teatro pedagogico che va a indagare le cause socio-economiche di alcune problematiche calabresi e meridionali in generale. I due cantastorie Donna Beatrice e Mastro Nicola di la Kalura, attraverso una lettura magica delle carte napoletane giganti che fanno anche da scenografia, hanno raccontato il passaggio dal mondo feudale, alle lotte contadine, fino alla riforma agraria negli anni ’50. Nella loro performance emerge un’idea di “Sud che acquisisce autonomia di sé stesso, s’interroga sul chi è da dove viene, partendo dalla cultura che si vive in questi territori, piuttosto che andando a cercare il punto di vista esterno”.
Questo voler indagare sulle proprie origini è anche alla base dell’opera di Maria Chiara Calvani con la sua installazione de “La Casa Ricamata”. “È un progetto che nasce nel 2013, quando ho iniziato a cercare le mie radici ed ho capito che appartenevano a più luoghi. Ho quindi iniziato a ricamare su pezzi di stoffa proverbi, chiedendo alle persone che incontravo durante i miei viaggi. Mi interessava la loro cultura attraverso la saggezza popolare. Con tutti questi pezzi di stoffa è nata l’idea della tenda, progettata da due architetti e cucita da due sarti rumeni. Da lì ho iniziato a viaggiare, e questa tenda è diventata una sorta di accumulatore di storie e di memorie della gente”. Nella sua casa-tenda si possono leggere proverbi tratti da persone provenienti tutto il mondo e da varie regioni d’Italia, creando un senso di condivisione che si prova una volta seduti nella tenda.
Come già accennato, quest’anno il Face Festival è stato anche formazione. Si è concluso domenica 21 luglio il workshop fotografico tenuto da Graziano Panfili. “L’esperienza è andata molto bene sotto diversi punti di vista. Le location messe a disposizione dal FaceFestival si sono prestate a dei set molto creativi; queste sono state di grande stimolo visivo sia per me, nel ruolo di docente, che per i partecipanti al workshop” – ha rivelato l’artista.
L’obiettivo principale del workshop esperienziale era quello di imparare a fotografare come un regista e illuminare la scena come un direttore della fotografia. Per raggiungere questi obiettivi i fotografi sono stati guidati nella comprensione approfondita della luce e delle tecniche di illuminazione, della direzione sul set e della visione creativa. Il risultato sono state foto di grande impatto visivo ed alta competenza tecnica.
Tra le performance previste domani 25 luglio quella di Leonardo da Vinci a cura del Festival Miti Contemporanei, in cui verranno interpretati tratti salienti della vita dell’artista.
Alle 21:30 spazio allo spettacolo teatrale con l’opera “Pornografia d'attore” a cura di Fabrizio Paladin. Lo spettacolo si muove da una premessa: “cosa succede ad un certo punto alle sinapsi di un uomo che per tutta la vita ha avuto a che fare con il “teatro”? Da qui partirà un excursus che a suon di gag, dialoghi e situazioni che manco Alice nel Paese delle Meraviglie, proietterà il variegato, divertente, caleidoscopico mondo interiore dell’attore. In tutto questo rocambolesco one man show, l’attore si scambierà spesso con una figura narrante, interagendo attraverso di essa per dare al pubblico la percezione di ciò che succede nel privato che diventa pubblico.
A seguire l’anteprima della proiezione dei cortometraggi che saranno presenti alla XXII edizione del Pentedattilo FilmFestival 2019.