Vibonese ucciso nel bolognese, forse pestato a morte e poi abbandonato nel dirupo
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Un pugno sferrato al naso, forse una caduta conseguente che gli abbia fatto sbattere la testa e perdere i sensi. Potrebbe essere morto così Consolato Ingenuo, il 42enne vibonese ritrovato cadavere, mercoledì scorso, in un dirupo lungo la Provinciale 26, tra Tolè e Cereglio, quest’ultima la cittadina del bolognese dove l’uomo risiedeva (LEGGI).
Una possibile ricostruzione dell’accaduto, questa, che si farebbe largo dopo l’autopsia sul corpo della vittima che ha rilevato solo la frattura del setto nasale - elemento tra l’altro già emerso da un primo esame esterno e dalla tac eseguita prima di quello autoptico - e un trauma cranico.
Il decesso del 42enne, dunque, sarebbero riconducibili a un’emorragia interna, compatibile con la conseguenza di un pestaggio.
LE INDAGINI sul fatto di sangue, intanto, continuano. I carabinieri di Vergato, che conducono le investigazioni, e che hanno fermato già due uomini - un serbo 34enne, Ivan Rudic, e un romeno 50enne, Mihai Nutu Apopei, al momento rinchiusi nel carcere di Dozza (LEGGI) - hanno portato i militari a perquisire le abitazioni di entrambi.
Ed un altro particolare è emerso proprio durante il controllo delle rispettive residenze degli indagati e potrebbe essere utile alle indagini: davanti alla porta d’ingresso dell’appartamento di Apopei, a Cereglio, sono state infatti scoperte delle tracce di sangue.
Tracce ematiche che - come quelle già ritrovate sui vestiti dei fermati - passeranno ora al vaglio degli specialisti dei Ris di Parma e della Scientifica che dovranno stabilire se appartengano o meno a Consolato Ingenuo.
Se così fosse, infatti, si potrebbe presumere che il 42enne proprio lì possa essere stato pestato a morte e poi trasportato ed abbandonato in fin di vita, se non già morto, nel dirupo profondo circa 50 metri in cui è stato ritrovato.