Capistrano, l’appello del sindaco: “enti in dissesto con il precariato, urge seria stabilizzazione”
“Urge un piano di stabilizzazione per i quasi 5000 ex lsu-lpu che rischiano l’ennesima proroga. Basta infatti pensare all’obbligo di stabilizzare dalle direttive emanate secondo gli ultimi pensionamenti che subito viene il dubbio se chi ha emanato tali disposizioni abbia le idonee competenze ma soprattutto la capacità di potersi immedesimare nelle sciagure che noi sindaci, soprattutto di piccoli comuni, ci ritroviamo a vivere quotidianamente”.
Lo dice il sindaco di Capistrano che aggiunge: “faccio l’esempio del mio comune, ente discretamente sano economicamente parlando, che ha una pianta organica effettiva di soli 3 dipendenti a tempo indeterminato. Da cinque che erano sino a qualche anno fa, due si sono congedati da qualche tempo avendo maturato il diritto alla pensione e le altre tre unità si pensioneranno nel giro di un paio di anni al massimo il che significa che il mio comune si ritroverà svuotato da ogni capacità di erogare servizi 36 ore settimanali. A questo punto – va avanti il primo cittadino - si sperava che il governo ci desse la possibilità di avere quantomeno la sostituzione delle personalità sopra citate, perché no anche attraverso un rimpiazzo di quei dipendenti stessi ex lsu-lpu che col tempo hanno dimostrato capacità ed attitudine al lavoro”.
“Ed invece secondo la legge Madia e successive disposizioni, - contesta Marco Martino - nel mio caso dovrei procedere alla stabilizzazione senza copertura finanziaria adeguata e per lo più coprendo solo le unità pensionatesi negli ultimi anni di vita amministrativa del comune? Ma ci rendiamo conto. Questo significherebbe la distruzione di massa degli enti locali che almeno nel mio caso si ridurrebbero a sole 2 unità a svolgere tutti i ruoli che un ente pubblico oggi si trova ad erogare. Sarebbe una pazzia in particolar modo se si pensa a chi in futuro dovrebbe dedicarsi ad espletare i servizi che ad oggi sono proprio garantiti dal personale precario”.
“Dovremmo esternalizzare i servizi? Dovremmo caricare somme paurose ai nostri cittadini che si vedrebbero soffocati dalle quietanze necessarie alla copertura dei servizi? Dovremmo incentivare ancora di più e forse in maniera definitiva lo spopolamento dei piccoli centri ormai in via di estinzione? Ma che razza di programmazione si perpetra? Che razza di indirizzo di crescita si da ai nostri territori già fortemente martoriati? Ed in particolar modo mi domando i sindacati cosa stiano aspettando?” – si chiede.
“Essi, deputati a garantire la difesa del lavoratore cosa attendono a dichiarare guerra ad un sistema malato che vuole il male principalmente dei lavoratori e della nostra terra. La battaglia è in capo a loro essendo preposti alla partecipazione dei tavoli di contrattazione. Noi sindaci attendiamo il via, sanno bene almeno per quel che mi riguarda di dare subito disponibilità a questa battaglia di dignità. Una dignità che non può passare inosservata. Una dignità che non può concludersi con la solita ed ennesima proroga”.
“Tutto ciò rappresenta l'ennesima presa in giro per quasi 5000 padri e madri di famiglia in Calabria. Chiederei pertanto alle autorità sindacali l'inizio di uno stato d agitazione che porti sui tavoli romani una volta per tutte una questione delicata ed importante come questa che non può concludersi in tragedia per i piccoli enti locali. I sindacati - conclude - inizino la battaglia e noi sindaci al loro fianco. Facciamo adesso, facciamo subito affinché il 2020 possa essere l'anno giusto per dare dignità di diritti ai lavoratori ma anche agli enti utilizzatori".