Carabiniere morto in incidente stradale, sentiti i colleghi al processo
Momenti di grande commozione hanno caratterizzato l'udienza di oggi del processo a carico di tre militari dell'Arma dei carabinieri e due dipendenti dell'Anas rinviati a giudizio per rispondere della morte dell'appuntato Luigi Mirante, 41 anni, originario di Simeri Crichi (Catanzaro), morto in un incidente stradale del 9 maggio del 2006 avvenuto sul raccordo autostradale Terni-Orte. In tribunale a Terni, dove si sta celebrando il dibattimento, sono comparsi per testimoniare i tre carabinieri sopravvissuti al sinistro; uno era a bordo del furgone assieme a Mirante, e due si trovavano sul secondo mezzo dell'autocolonna, i quali, con grande emozione, hanno ricostruito la dinamica della tragedia. Piu' tardi i tre agenti della Polstrada intervenuti sul luogo teatro dei fatti hanno riferito sui rilievi effettuati, ed infine e' stato sentito il medico legale che segui' il caso. Poi il processo e' stato rinviato al 9 giugno per altri testi del pubblico ministero e delle parti civili (i familiari del militare deceduto sono costituiti in giudizio con gli avvocati Piero Mancuso e Francesco Furriolo). L'incidente al centro del processo si verifico' in una curva all'altezza del chilometro 38 del raccordo, sul viadotto nei pressi dello svincolo per Capitone, attorno alle 9.30 del 9 maggio 2006 mentre era in corso un violento temporale. Mirante era alla guida di un mezzo di proprieta' dell'Arma, impegnato in un servizio logistico in Umbria nell'ambito del quale doveva ritirare delle armi da uno stabilimento vicino Terni, quando il furgone improvvisamente sbando', andando ad urtare violentemente e piu' volte contro le reti metalliche ai lati della carreggiata, e fermandosi in bilico su un precipizio dopo aver divelto una rete di protezione. Il 41enne sottoufficiale, sposato e padre di due figli, uno di 18 anni ed una ragazza di 15, rimase ucciso sul colpo, mentre rimase ferito in maniera non grave il commilitone che viaggiava con lui, Danilo Smorfa, di 39 anni, anch'egli catanzarese e in organico al Comando della Regione Calabria. Sull'incidente fu avviata un'indagine dalla Procura di Terni, terminata con una richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero Raffaella Gammarota, la quale ha concluso ritenendo che il mezzo su cui i carabinieri viaggiavano non fosse affatto sicuro, per via delle condizioni delle gomme posteriori, cosi' come pessime sarebbero state le condizioni della strada percorsa. Di qui il coinvolgimento nelle indagini anzitutto dei superiori di Mirante, chiamati in causa anche per via della "gerarchia". Si tratta del comandante pro tempore del Reparto comando, Giuseppe Cocilovo, e poi di Egidio Tricarico, in qualita' di capo officina, e Giovanni Falese, responsabile al tempo del servizio autorimessa - gli ultimi due sono difesi da Antonella Canino). Coinvolti, inoltre, Marco De Paolis, all'epoca dei fatti capo del centro Anas di Perugia, e Augusto Martelli, in qualita' di capo cantoniere sorvegliante di Perugia (e' stato prosciolto Ardelio Nulli Smuraglia, capo nucleo Anas del capoluogo umbro). Per tutti l'ipotesi e' di omicidio colposo in relazione alle norme per la sicurezza sul lavoro.