Riforma Camere commercio, al via mobilitazione degli enti di 18 province
Mobilitazione in tutti i territori in cui le Camere di commercio non si sono accorpate e che rischiano dunque il commissariamento. Gli enti, in tutto 18, hanno infatti firmato un documento con il quale si oppongono al provvedimento proposto da decreto ministeriale e lanciano l’offensiva.
Le 18 Camere di commercio sono venute a conoscenza di “un imminente (ed in verità anche reiterato) tentativo di bloccare le Camere di Commercio che hanno fatto ricorso contro la riforma del sistema camerale scritta nel 2015 sotto condizioni di riordino del sistema istituzionale del Paese totalmente diverse. In primis la cancellazione delle Province, che come ben sappiamo poi non è avvenuta.
Il “Commissariamento verrebbe inserito con una norma specifica nel convertendo “Decreto Legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali” che è attualmente in discussione ed approvazione in Senato”.
“Alcune Camere di Commercio (5), una Regione ed alcune Associazioni di Categoria hanno legittimamente ricorso contro la normativa che vuole che le loro Camere si accorpino con altre e che di fatto scompaiano a beneficio, si fa per dire, di Enti “monstre” racchiudenti da 2 a 3 territori provinciali, distanti tra loro 200/300 km anche non confinanti, con assetti istituzionali e relazionali completamente diversi e soprattutto con sistemi produttivi totalmente differenziati, in termini di settori, numero imprese, loro dimensioni, quindi esigenze di aiuto e servizi specifici. I territori, specialmente quelli più piccoli, più deboli e più in crisi sarebbero i primi a soffrirne.
“Il ricorso ha prodotto che la magistratura amministrativa abbia ravvisato il fumus di incostituzionalità rimandando la decisione su un punto che è a forte rischio di illegittimità, perché attiene la leale e corretta collaborazione tra Stato e Regioni, sulla materia delle Camere di Commercio, che è considerata concorrente.
Mossa che per gli enti firmatari non hanno preso in considerazione diversi fattori: “la correttezza legale ed istituzionale di una tale norma che porti al Commissariamento. Unioncamere deve evidentemente avere la certezza granitica, che chi attualmente ha fatto ricorso non faccia un ulteriore ricorso contro questa norma, compresa la Regione e le Associazioni di Categoria ricorrenti, che vedranno ledere loro diritti. Se il TAR del Lazio e prima il Consiglio di Stato hanno riconosciuto il “fumus” di incostituzionalità, dobbiamo credere che questi magistrati abbiano ravvisato qualcosa di illegittimo, giusto?”.
“Unioncamere sottace che le rimanenti procedure di accorpamento non concluse siano in tale situazione o perché, appunto, sospese dalla magistratura o perché sospese di fatto o con propri atti dalle Regioni interessate, in quanto in attesa delle decisioni giurisdizionali. Forzare la mano rappresenta uno “sgarbo” istituzionale anche nei confronti di questi soggetti”.
“Unioncamere deve avere la certezza che al gruppo degli attuali ricorrenti, a fronte del Commissariamento, non si aggiungano anche altri soggetti Istituzionali (leggasi Regioni) o privati (leggasi Associazioni di categoria) che darebbero forza ad un “vento” che si trasformerebbe in tornado”.
“Unioncamere deve avere la certezza che una volta concluso velocemente il procedimento di accorpamento, le decisioni della Corte Costituzionale e del TAR del Lazio, che potrebbero determinare la riforma illegittima, siano irrilevanti, tanto la riforma è stata realizzata. Ciò con evidente disprezzo dell’operato di un “potere” dello Stato. Che la Corte Costituzionale si esprima sull’illeggittimità delle norme impugnate è molto probabile, perché questa si è già espressa in tal senso a fine 2018 riconoscendo l’illegittimità del Decreto Ministeriale previdente il parere delle Regioni e non l’intesa, proprio perché materia concorrente. Oggi la materia del contendere è sulla stessa questione relativa però alla Legge delega ed al relativo Decreto Legislativo.
Per i 18 quindi: “ la proposta di Commissariamento è evidentemente illegittima, stante la sospensione dei giudizi davanti alla magistratura o le decisioni assunte dalle Regioni; il tentativo di estromettere gli organi legittimamente eletti con un Commissario che provveda a ritirare i ricorsi è conseguentemente illegittimo; tali tentativi genereranno ancora più problemi rispetto ai benefici attesi dai promotori; se il tentativo di Commissariamento portato avanti immotivatamente ed improvvidamente da Unioncamere dovesse andare a buon fine, stante il perseguimento di un fine illegittimo, comporterebbe le necessarie ed immediate dimissioni del Presidente e degli Organi in carica di questa, per giusta causa.
Questi gli elementi firmati da: Antonio Campese – Presidente Camera di Commercio di Benevento; Alfredo Malcarne - Presidente Camera di Commercio di Brindisi; Daniele Rossi - Presidente Camera di Commercio di Catanzaro; Alfio Pugliese - Presidente Camera di Commercio di Crotone; Paolo Govoni - Presidente Camera di Commercio di Ferrara; Giorgio Bartoli - Presidente Camera di Commercio di Lucca; Dino Sodini - Presidente Camera di Commercio di Massa Carrara; Ferdinando Faedda - Presidente Camera di Commercio di Oristano; Andrea Zanlari - Presidente Camera di Commercio di Parma; Franco Bosi – Presidente Camera di Commercio di Pavia; Valter Tamburini - Presidente Camera di Commercio di Pisa; Giorgio Guberti – Presidente Camera di Commercio di Ravenna; Vincenzo Regnini - Presidente Camera di Commercio di Rieti; Luigi Sportelli - Presidente Camera di Commercio di Taranto; Gloriano Lanciotti - Presidente Camera di Commercio di Teramo; Giuseppe Flamini - Presidente Camera di Commercio di Terni; Cesare Goggio - Presidente Camera di Commercio di Verbano Cusio Ossola; Sebastiano Caffo - Presidente Camera di Commercio di Vibo Valentia.