Arpacal a Perugia per il convegno di Radioprotezione: urge bonifica ben oltre il Sin
Ieri nel corso del Convegno Nazionale di Radioprotezione che ogni anno l’Airp (Associazione Italiana di Radioprotezione) celebra per presentare lo stato della ricerca nel settore è stato presentato il lavoro dal titolo “La radioattività naturale impropria della Calabria. La Mappa dei siti contaminati da Tenorm e stime dosimetriche per la popolazione esposta”.
L’indagine messa a punto da un team di esperti in Calabria guidati da Salvatore Procopio, fisico del Laboratorio “E. Majorana” del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal è stata realizzata su 16 “hot-spot” nel territorio crotonese, nei quali è stata accertata la presenza di scarti di lavorazione – e non si esclude che la zona critica possa essere estesa ben oltre i confini pitagorici, ogni qualvolta venga riscontrata la presenza di quel materiale. Gli autori del lavoro, infatti, non escludono che quei residui di lavorazione, così buoni per le proprietà meccaniche e dal costo sostanzialmente contenuto, possano essere stati “esportati” nelle altre province calabresi o in qualunque cantiere ove fosse necessario (grandi opere infrastrutturali oppure opere viarie ad esempio).
In pratica Salvatore Procopio, fisico del Laboratorio “E. Majorana” del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal ha specificato come gli “scarti delle industrie del fosforo a Crotone, siano stati in parte smaltiti in discariche per inerti, ma si stima che una frazione più imponente, viste le buone proprietà meccaniche, sia stata impiegata come materiale di riempimento per le strade, i porti e piazzali della città e della provincia di Crotone”.
“L’azione istituzionale congiunta di alcuni Enti, come l’Arpacal e la Prefettura di Crotone, ha permesso di tracciare quindi le aree contaminate da Tenorm. Queste porzioni di territorio sono state classificate con potenziale interesse di tipo radiologico, a seguito di una caratterizzazione, in cui i meta silicati ritrovati, con un alto contenuto di radioattività naturale, sono stati sottoposti ad una analisi quali-quantitativa”.
“Ormai accertate le modalità di smaltimento abusivo: il cosiddetto “sandwich freddo”, per il riempimento dei fondi scavo come per i manti stradali, consistente in uno strato di bitume, poi uno spessore variabile tra i 50-80 cm di scarto contenente Tenorm e, infine, uno strato di argilla compatta; oppure – avanza la nota - il cosiddetto “sandwich caldo”, per il riempimento dei vespai degli ambienti confinati (abitazioni private, strutture industriali, scuole, palazzi ad impiego pubblico), con un conseguente aumento della concentrazione di attività di radon indoor”.
Le conclusioni di questo studio, dunque, giungono a tenere alta l’attenzione sul rischio radiologico derivante dalla movimentazione terra in quel territorio. Se “tombato” nelle ipotesi del cosiddetto sandwich, freddo per le strade o caldo per i vespai di edifici pubblici o privati, il rischio radiologico viene considerato quasi trascurabile; ma se scalfito il manto stradale, cosa molto frequente, o non aerati gli edifici pubblici interessati dai vespai prodotti con quei materiali, e nei quali è stato accertato un aumento della presenza di gas radon, ecco che il rischio radiologico potrebbe incidere sulle dinamiche di protezione dell’ambiente e della salute collettiva.
“Non solo la descrizione di un rischio, quello che abbiamo presentato a Perugia – ha commentato il Direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra - ma anche una opportunità economica per il territorio: avviare un percorso condiviso di bonifica, significa dare vita ad un indotto socio-economico che sarebbe in grado di risollevare le sorti di quel territorio”.