Insegnante abusò di una 15enne in spiaggia a Crotone, condannato in Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermata la condanna a un anno e due mesi di reclusione nei confronti di un insegnante, il 67enne C.F., accusato di aver molestato una ragazzina di 15 anni mentre faceva il bagno a mare, con la scusa di insegnarle a usare una maschera da sub.
Il fatto accadde su una spiaggia di Crotone, dove il prof si trovava come commissario per gli esami di maturità.
I legali dell’uomo - David Brunelli e Gregorio Barba - avevano contestato la sentenza di primo grado emessa nel 2014 dal Gup del Tribunale pitagorico e poi quella del 2018 in Corte di appello ma gli ermellini ne hanno confermato la colpevolezza notificando la decisione anche al Miur, ministero da cui il prof dipende.
Contestata dagli avvocati anche la costituzione di parte civile della mamma della ragazzina, che si trovava su quella spiaggia il giorno della molestia a sfondo sessuale, sostenendo che se il fatto era accaduto voleva dire che lei aveva mancato nel sorvegliare adeguatamente sulla figlia.
Una obiezione, però, non condivisa dalla Cassazione che ha replicato come “la condotta illecita dell’imputato ha avuto ripercussioni negative sia per l'adolescente, destinataria diretta delle avances del prof, sia per sua madre Giulia C., sebbene in quest’ultimo caso in via mediata, e non appare ravvisabile in capo a quest’ultima un difetto di vigilanza della figlia ostativo al riconoscimento della pretesa risarcitoria”.
Secondo i giudici di Cassazione, infatti, “non si può certo esigere che la madre dalla spiaggia esercitasse un controllo ravvicinato sulla figlia all’epoca quindicenne, anche quando costei era intenta a fare il bagno in mare».
Inizialmente il 67enne aveva rivolto dei complimenti alla ragazzina e poi l’aveva molestata con violenza anche quando questa era riuscita a divincolarsi ed uscendo dall’acqua. A confermare il racconto il riscontro di un amico della ragazzina che era presente.
Secondo i magistrati dunque è escluso che la 15enne possa aver equivocato i gesti del professore, “non solo perché gli stessi sono stati preceduti da vari apprezzamenti fisici, ma soprattutto perché i toccamenti seppur fugaci sono stati comunque reiterati e invadenti, al punto da spingere la ragazzina a uscire dall’acqua per porre fine a quella situazione”.
Al 67enne sono state negate le attenuanti generiche proprio per la reiterazione degli “atti invasivi della altrui libertà sessuale e per la giovane età della vittima … a fronte del quale nulla conta la sua condizione di incensurato”. Concessa solo l’attenuante della minor gravità del fatto e la sospensione condizionale della pena.